“Istruitevi perchè avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza” così Antonio Gramsci sanciva il primato della cultura sullo sviluppo sociale.
Il lockdown dovuto al coronavirus ha fatto chiudere in prima battuta le scuole in 198 paesi della Terra. Una misura draconiana che ha imposto il “serrate la cultura” in paesi dove l’accesso all’istruzione è già di per sé difficile.
In Costa d’Avorio, per esempio, le lezioni sono state spostate sulle radio locali e vengono messe sul palinsesto al crepuscolo per permettere anche agli studenti delle aree rurali che devono lavorare nei campi di ascoltarne e carpirne la conoscenza.
Il dibattito se e quando riaprire le scuole è ormai terrestre e non è stata ancora programmata la riapertura in 128 Stati del globo. Un disagio che unisce e assume i contorni della lotta sia nelle società complesse del “Primo Mondo” sia nel cosiddetto “Sud del Mondo”. L’elemento principe è la sicurezza e la necessità di non lasciare indietro nessuno specie per coloro che non possono usufruirne perchè vivono in remote zone del Pianeta dove manca perfino l’elettricità o per coloro del primo mondo che condividono le “gioie” del capitalismo da una situazione di penuria tecnologica “Jobbesiana”.
Una scelta difficile in un terreno scivolosissimo. La Francia e la Germania ci provano da due livelli diversi, ma si mettono per primi in marcia testando il fenomeno del rientro partendo dal corpo studentesco più grande d’Europa.
La Francia lo farà su base “volontaria” facendo ripartire l’11 maggio le elementari e le materne (nel paese transalpino l’obbligo scolastico parte dai 3 anni) con classi che non possono superare i 15 alunni e le mascherine solo per le insegnanti. Il 18 rientrano gli altri studenti con l’eccezione di chi deve sostenere l’esame finale della scuola superiore che rientrerà il 25. In poche parole entro il mese di maggio tutti gli alunni saranno di nuovo in classe.
Il concetto di non obbligatorietà è direttamente collegato agli ammortizzatori sociali che non verranno più messi in campo dal governo. Il paese si rimette in marcia e con lui anche la scuola e pertanto i congedi parentali o qualsiasi altra forma di sostegno al reddito viene sospesa. Se non vuoi mandare tuo figlio sui banchi sei libero di farlo, ma te lo tieni a casa a tue spese. In questo caso lo Stato non diventa soggetto in difetto perchè assicura l’istruzione, ma scarica la responsabilità sul genitore che sarà a questo punto colui che dovrà scegliere.
La Germania è il centro di gravità di un’altra visione quella del concerto con le parti sociali. La decisione è stata maturata all’interno del corpo docente di concerto con il governo e i 16 Land. Per primi saranno però gli studenti più grandi a rientrare il 4 maggio dopo che tutte le scuole saranno adeguatamente sanificate e le lezioni si terranno su tutto l’arco della giornata e il ruolo dei sindacati è stato fondamentale perchè ha sdoganato il surplus di lavoro per il personale docente e non docente con un dispendio di energie notevole non in linea con i pregressi ritmi e forse anche con la didattica stessa. Si dovrà andare a scuola anche di sabato e in orari completamente diversi dal pre – coronavirus.
Il paese teutonico parte da un’altezza di standard molto più elevata rispetto ai grandi Stati dell’Unione inclusa la Francia. Berlino ha investito molto sull’istruzione con una percentuale di PIL imponente e le insegnanti hanno gli stipendi tra i più alti del continente. Qualche sacrifici sono disposti a farli, ma la vera sfida sarà la didattica e come si adegueranno le famiglie ai diversi orari compresi il raddoppio degli spostamenti e della circolazione delle persone. Non è tutto scontato soprattutto in funzione di una ripartenza del virus.
Queste sono in sintesi le due proposte di riapertura: una su base volontaria e l’altra per assimilazione collettiva.
Fate vobis.