Qui sotto una lista breve dei primi paesi al mondo che ricevono maggiori investimenti diretti esteri (IDE) in miliardi di dollari:
1. Olanda – 4.888
2. Stati Uniti – 4.084
3. Regno Unito – 2.027
4. Cina – 1.514
5. Irlanda – 1.477
6. Germania – 1.455
In che modo per esempio gli olandesi hanno conquistato la fiducia del sistema finanziario tanto da avere Investimenti Diretti Esteri 5 volte l’ammontare del loro PIL?
Tutti pensano al paradiso fiscale che agevola le grandi multinazionali a instaurare i loro quartier generale ad Amsterdam piuttosto che nelle altre capitali europee. In parte questa è la motivazione soprattutto per quegli investimenti fantasma che secondo l’OCSE sono circa il 40% degli IDE.
La bassa imposizione fiscale non è da sola sufficiente ad assicurare una così imponente mole di Capitalismo finanziario.
In primo luogo, nei secoli gli olandesi furono corretti nel ripagare a scadenza e interamente i prestiti ricevuti, rendendo così meno rischiosa l’assegnazione di credito da parte dei finanziatori.
In secondo luogo, il sistema giudiziario del loro paese godeva di una certa indipendenza e proteggeva il diritto privato – in particolare il diritto di proprietà privata.
Il capitale fugge dagli Stati dittatoriali che non riescono a difendere i singoli cittadini e le loro proprietà. Invece fluisce volentieri negli Stati che salvaguardano il rispetto della legge e la proprietà privata.
Immaginate di essere il figlio di una solida famiglia di finanzieri tedeschi. Vostro padre scorge l’opportunità di espandere la propria attività aprendo succursali nelle città europee più importanti. Decide quindi di mandare voi ad Amsterdam e vostro fratello minore a Madrid, affidando a ciascuno diecimila monete d’oro da investire. Vostro fratello presta il suo capitale al re di Spagna, che ne ha bisogno per allestire un esercito e combattere il re di Francia. Voi invece decidete di prestarlo a un mercante della VOC.
La più famosa società per azioni olandese, la compagnia olandese delle Indie orientali (Vereenige Oost-Indische Compagnie, o VOC), fu istituita con una patente regia nel 1602, al tempo dunque in cui gli olandesi stavano per rovesciare la dominazione spagnola e il rombo dei colpi dell’artiglieria spagnola si poteva ancora udire poco lontano dai bastioni di Amsterdam.
La VOC usó il denaro raccolto dalla vendita di quote azionarie per costruire navi che poi presto sarebbero andate in Asia da dove avrebbero portato in patria i prodotti cinesi, indiani e indonesiani.
Finanziò inoltre azioni militari intraprese da navi della compagnia contro concorrenti e pirati e alla fine i fondi della VOC finanziarono la conquista dell’Indonesia.
L’Indonesia è il più vasto arcipelago che esista al mondo. All’inizio del XVII secolo, le sue migliaia di isole erano divise in centinaia di regni, principati, sultanati e tribù. Quando nel 1603 i mercanti della VOC arrivarono per la prima volta in Indonesia, il loro obiettivo era squisitamente commerciale. Però, allo scopo di garantire i propri interessi commerciali e massimizzare i profitti dei soci, i mercanti della VOC cominciarono a combattere sia contro i potentati locali che volevano imporre tariffe eccessive sia contro i concorrenti europei.
La VOC attrezzó le sue navi mercantili di cannoni; arruoló mercenari europei, giapponesi, indiani e indonesiani; costruì fortificazioni e condusse battaglie e assedi in piena regola.
La comunità internazionale dava tutto questo per scontato, e nessuno si scandalizzò quando una società privata mise in piedi un impero.
Una dopo l’altra molte isole dell’arcipelago caddero di fronte all’avanzata dei mercenari, e così gran parte dell’Indonesia diventó una colonia della VOC. La VOC amministró l’Indonesia per quasi 200 anni. Solo nel 1800 lo Stato olandese assunse il controllo dell’Indonesia facendone una colonia per i successivi 150 anni. Oggi c’è chi si allarma per le multinazionali del XXI secolo perché starebbero accumulando troppo potere.
La storia della prima era moderna dimostra quanto si possa arrivare lontano se si lascia che le aziende perseguano i propri interessi senza alcun meccanismo di controllo soprattutto nei paradisi “fiscali”.