Il termine Bancarotta deriva da Banco Rotto, una pratica medievale italiana che consiteva nel distruggere il tavolo dove venivano esposte le merci del mercante indebitato.
Fino al XIX secolo venivano trattati duramente i commercianti europei che finivano in bancarotta. Le pene erano severe ed erano state costituite colonie penitenziarie proprio per loro.
Con il tempo, lo sviluppo dei traffici tra le nazioni e un allentamento dei doveri a vantaggio dei diritti hanno reso “più umano” il trattamento del bancarottiere.
La paura di una moltitudine di aziende insolventi che avevano un indice di indebitamento molto equilibrato ante COVID è incastonato nella realtà delle cose.
Un aumento delle bancarotte potrebbe essere atteso in autunno e i governi si affannano a trovare risorse per tenere a galla il sistema.
L’ultima grande crisi del 2008 fece aumentare del 32% i fallimenti nell’Europa Occidentale. Una stima di un centro studi parigino parla di un aumento del 19% nel 2020 rispetto ai 178.365 casi di aziende insolventi del 2019.
“Il massacro societario del 2008 successe a causa della selvaggia stretta creditizia” spiega uno dei loro funzionari del think tank francese.
Questa volta gli esecutivi continentali hanno reagito subito immettendo liquidità. L’economia degli ultimi anni era comunque lontana dai bassi tassi di insolvenza del periodo tra il 2002 e il 2007.
Diciamo che la stima odierna è ottimistica considerando che intere filiere hanno avuto un crollo finanziario e commerciale quasi totale. Parliamo dei settori più vulnerabili come l’ospitalità, i trasporti e il commercio dei prodotti non alimentari.
Le bancarotte vanno a braccetto con la disoccupazione e l’emergenza finanziaria e sociale costringendo la classe dirigente del Vecchio continente a spendere denaro pubblico per comprare una merce preziosissima: il tempo.
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