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Geopolitica Europea

Le Plan

“Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”, il Presidente Macron probabilmente conosce bene il film da cui è tratta questa frase. Il tonfo del PIL deve essere attutito rispolverando un mito da Guerra Mondiale: LE PLAN, dalla leggenda allo slogan il passo è breve.

“Come una guerra”. Quante volte abbiamo letto o sentito questa frase. Una litania arrendevole e senza scampo descrive il periodo del COVID. Dopo un conflitto le rovine si disperdono nelle menti di chi l’ha vissuta sia esse materiali o spirituali.

Il virus è stato questo. Un magma che ha portato con se tutto. Nel 1946, appena usciti dagli orrori guerra mondiale, Charles de Gaulle illustrò alla Francia Le Plan per ricostruire il paese. Affiancato da Jean Monnet , il primo commissionario de Le Plan (personaggio che fu poi co – architetto dell’integrazione europea), il Generale lanciò lo schema per i primi 5 anni basato su 6 industrie: carbone, elettricità, acciaio, trasporti, agricoltura meccanizzata e cemento.

“Modernizzazione o decadenza” era il tema di riferimento. Questo storico passaggio fu l’etichetta più volte riattaccata per Le Trente glorieuses, i tre decenni di prosperità che seguirono.

da colbert a bayrou

Nel 2006 fu formalmente abolito anche se sostanzialmente era già defunto da un pezzo. Da quando la globalizzazione e la liberalizzazione economica degli anni Ottanta avevano soppiantato il ricordo della guerra. Il futuro fu affidato al progetto France Stratégie, meno leggendario e più reale.

Pochi giorni fa, il Presidente Macron, in caduta libera nei sondaggi ha rispolverato Le Plan, nominando 74 anni dopo il primo commissario, Francois Bayrou come direttore d’orchestra.

A onor del vero, i piani per le industrie strategiche sono una caratteristica storica transalpina e il primo fu opera di Jean – Baptiste Colbert , ministro delle finanze di Luigi XIV.

In ballo ci sono 100 miliardi di dollari assegnati per due quinti dal Recovery Fund mentre gli altri dalle tasche dei contribuenti francesi.

Il mix affidato a Bayrou, leader megacentrista dei MoDem, partito cruciale per la maggioranza all’Assemblea Nazionale, traccialinee di investimento pubblico piene di misure green, espansione della banda veloce e infrastrutture.

Il tonfo del secondo trimestre di 13,4 % minore della Spagna ma nettamente superiore ai tedeschi ha annacquato le speranze dei sogni di gloria.

La resurrezione vista da Le Plan non è da stile sovietico, non lo è mai stata, assicurano da Parigi. Con la seconda assicurazione “non alzeremo le tasse” non tradisce nemmeno lo spirito Capitalistico. Sarà un sistema misto Keynesiano da slogan elettorale per tenere buoni i facinorosi nei prossimi due anni.

“La mia filosofia”, afferma Macron scimmiottando Monnet “la trasformazione, la modernizzazione non si può fermare.”

Della serie stiamo lavorando come dopo la guerra al rifacimento de Les Trente Glorieues.

Il cartello dice: “Non disturbate il manovratore”.

Foto Costant Loubier via unsplash

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.