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Alla scoperta della Logica Segreta del Recovery Fund

L’Europa e il Governo l’hanno venduto come fosse manna dal cielo: il miracolo per superare la pandemia. E’ davvero così?

L’accordo di luglio tra i capi di Stato e di governo ha dotato il Multiannual Financial Network, il nome figo per identificare il bilancio europeo, di uno strumento “bomba a mano”: il Recovery Fund. Ma cos’è effettivamente? Parliamo sempre di soldi, ma non di logiche e obiettivi nascosti, quelli che fanno davvero la differenza per un paese complesso come l’Italia.

Chiariamo! E’ un cambio di rotta con destinazioni incerte, non è una rivoluzione; Il Multiannual Financial Network (2021 – 2027) rimane sempre l’essenza dell’intervento comunitario con il cuore però basato questa volta sul Recovery Fund: uno strumento che raccoglierà 750 miliardi, il 5% del PIL globale UE di cui una parte di debito comune.

MOMENTO HAMILTONIANO

Il debito comune! Questa è l’essenza del celebre momento chiamato a più riprese “Momento Hamiltoniano”, dal segretario al Tesoro americano Alexeandre Hamilton che nel 1789 unificò il debito pubblico dell’Unione e dei singoli stati. L’opera di Hamilton fu talmente gravida di storia che diventò successivamente presidente e padre fondatore. Non sia mai che questa modesta classe politica europea possa divenire storicamente rilevante come lo statista americano!

Torniamo al Recovery Fund con cui ogni contribuente italiano riceverà sotto forma di trasferimenti pro capite 500 euro, mentre un contribuente tedesco pagherà 860 euro e un olandese 960 euro; tutto secondo un noto giornale nostrano il Corriere della sera.

Entro marzo Conte e il governo dovranno presentare un piano credibile per spendere i 209 miliardi di euro destinati all’Italia. Una cifra enorme che equivale al 12% del PIL annuo nazionale; un importo che si appollaia tre punti percentuali sopra la perdita stimata a causa della pandemia.

In sette anni, nella penisola, dovranno essere consumati questi quattrini. I paletti sono però stringenti con ingerenze nella sovranità italiana. Sì, ingerenze avete capito bene è questa la logica segreta!

PLASMARE LO STATO

Tutto è abbastanza spiegato bene nei vari giornali finanziari internazionali a partire dal britannico The Economist. Il giochino è semplice.

E’ l’Europa che mette le priorità per usufruire dei finanziamenti. E’ una sorta di sana e tossicodipendenza da debito, una sorta di upgrade dei Diktat della Trojka che prima di dava i soldi sotto la promessa di riforme. Adesso vuole il budget sui capitoli di spesa prima di erogarli.

Esempio: Il 39% deve essere speso completamente nei cosiddetti schemi compatibili con l’ambiente, e il 20% in progetti digitali; La seconda e grande priorità, e qui casca l’asino, sono gli investimenti a lungo termine legati a considerevoli riforme strutturali per plasmare uno Stato europeo post COVID a crescita sostenuta.

Le polemiche, sull’Italia, sedate dai giornali nostrani riguardano la capacità di fare bene i piani per gli investimenti a corto raggio, ma non quelli per le riforme strutturali lungimiranti.

Le grandi malattie italiane sono alla base delle critiche. La debolezza del governo, l’orticaria per gli investimenti a lungo termine e l’incapacità di autoriformarsi sono le caratteristiche peculiari italiche.

La crisi rende il Recovery Fund necessario e questo stato di urgenza potrebbe portare a difettose riforme oppure a dei modelli UE friendly dai contorni incerti pur di accaparrarsi i quattrini. Le istituzioni comunitarie, complice la prepotenza del virus, hanno messo dei paesi carenti di risorse pubbliche come l’Italia con le spalle al muro. Laddove non è arrivata la politica potrebbe arrivare il COVID!

il freno di emergenza della locomotiva

Pochi parlano inoltre del “freno di emergenza”. Potrebbe scatenarsi una volta redatto piano. Il veto ungherese e polacco di questi giorni potrebbe essere una bazzecola. In poche parole il piano dovrà essere sottoposto, presumibilmente a marzo, al consiglio dei capi di Stato e di Governo, l’organo supremo comunitario che potrebbe bocciare anche con un solo paese contrario. Potrei azzardare l’Olanda.

L’ultima logica è insita nella locomotiva di questa nuova visione Hamiltoniana: la logica egemonica Franco – tedesca. Quest’ultimi potrebbero oltrepassare il limite paventando un’unione fiscale o di altra natura con al centro il loro asse. Se il nuovo strumento, Recovery Fundnon fosse temporaneo si aprirebbero nuovi mondi sconosciuti e la possibilità di omogeneizzare ancor più le economie del Vecchio continente partendo dal livello di imposizione fiscale che probabilmente sarà basato su quello tedesco o peggio ancora su quello francese.

Mi dispiace dirlo, ma non è tutto oro quel che luccica…purtroppo ci sono anche le patacche!

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Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.