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Irlanda del Nord brucia: Brexit Belfast Burning

Una situazione incandescente che rischia di riportare le sei contee nordirlandesi indietro di molti decenni.

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Il bilancio parla chiaro oltre 50 poliziotti feriti almeno 13 arresti tra cui ragazzini sotto i 15 anni. 6 notti di disordini a Belfast ma anche a Derry e altre città minori. Bande di ragazzini che assaltano auto persino un autobus dato alle fiamme a Belfast a Shanky Road nei pressi del Peace Wall, ironicamente, “il muro della pace” che divide un quartiere protestante da uno cattolico.

C’è stato uno scambio di molotov e sassaiole con altre bande dal lato opposto.

Che cosa sta accadendo in Irlanda del Nord?

La Brexit è stata un detonatore: i controlli doganali, il confine nel mar d’Irlanda rispetto alla piattaforma continentale britannica, ma anche membri del Sinn Fein che nel giugno scorso nonostante le restrizioni partecipano in massa a un funerale di un ex leader repubblicano. Sono i principali motivi scatenanti

Condanna unanime dal governo locale nord irlandese. Anche dalla vice premier di Sinn Fein O’Brien e da Boris Johnson che in un tweet ha definito queste violenze, nelle sei contee nordirlandesi, inaccettabili.  Reagiranno ciò che resta dei gruppi paramilitari repubblicani?

 
Ci sono state diverse proteste nell’Irlanda del Nord è cominciato tutto lo scorso lunedì a Talalay un centro alle porte di Londonderry. Oltre 55 poliziotti sono rimasti feriti in 36 disordini “deliberatamente innescati” per colpire la polizia.
 
Riassumiamo le sensazioni dei media:
 
Anche se alcuni erano adulti è avvilente vedere un’altra generazione di giovani alcuni di loro hanno 12 – 13 anni coinvolta nel confronto violento con la polizia.
 
Molti di loro sono convinti di non avere futuro e tutto ciò è preoccupante e tragico.
 
Non c’è giustificazione per quello che è successo. Purtroppo abbiamo a che fare con un accordo di pace debole dall’equilibrio fragile.
 
Non si può permettere che questi giovani vengano manipolati e sfruttati. Dobbiamo impegnarci a combattere la povertà l’alienazione l’assenza di speranza ti tanti ragazzi e di tanti esponenti della classe operaia.
 
Quello che stiamo vedendo esplodere nelle strade di Belfast oggi ha una matrice in parte politica e in parte di natura commerciale ma ci sono anche delle implicazioni di tipo costituzionale.
Tutto ciò fa rivivere i Troubles ma cosa sono?
Il conflitto a bassa intensità che tra la fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Novanta ha sconvolto l’Irlanda del nord. Bombe attentati e assassini tra Repubblicani cattolici contro unionisti protestanti in una spirale di violenza che ha prodotto più 3600 vittime.
 
Se sul fronte repubblicano la scena è stata praticamente monopolizzata dall’Irish Repubblican Army (IRA). Sul fronte unionista invece esiste una più nutrita costellazione di gruppi paramilitari. L’Ulster Volunteer Force o UVF si è impegnato fin dal 1966 in una indiscriminata campagna di violenze ai danni dei cattolici affiancando le azioni di sabotaggio degli Ulster Protestant Volunteer.
 
Il 1970 vide la nascita del Red Hand Commando formazione satellite dell’UVF che deriva il nome dal simbolo araldico dell’Ulster. Particolarmente attivo nell’East Belfast si è macchiato di numerose attentati ai danni di civili cattolici colpendo anche i gruppi lealisti rivali.
 
All’apice dei Troubles venne fondata l’Ulster Defence Association (UDA). Ispirata inizialmente dai principi della lotta legale presto formò un gruppo paramilitare chiamato Ulster Freedom Fighters. Attraverso quest’ultimo compiva azioni terroristiche sotto copertura.
la galassia unionista
L’universo Unionista ha visto anche la presenza di formazioni minori come l’Ulster Resistence. Era specializzata in acquisto di armi in Medio Oriente con cui riforniva gli UVF. Poi c’erano gli Young Citizen voluntieer e gli Ulster Young Militants, giovani impegnati in atti di vandalismo e delinquenza.
 
Durante i Troubles i gruppi unionisti hanno ucciso più di 740 persone. Con la fine del terrorismo politico dopo gli accordi del Venerdì Santo queste formazioni si sono convertite alla criminalità comune e si sono organizzate nel Loyalist communities Council un’organizzazione percepita da molti come una cellula dormiente pronta in caso di necessità a imbracciare nuovamente le armi.
 
Secondo le ultime statistiche i gruppi unionisti vanterebbero un esercito di circa 12.500 uomini. Ad aumentare il pericolo è fatto che lo smantellamento dell’arsenale in loro possesso non è mai stato portato a termine.
 
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Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.