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Si torna a casa! I costi di un fallimento chiamato Afghanistan

L’11 settembre hanno deciso di andare e l’11 settembre hanno deciso di tornare, un fallimento chiamato Afghanistan.

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Lashkar Gah è la capitale della provincia dell’Helmand in Afghanistan. Il 12 ottobre scorso nel bel mezzo della campagna elettorale statunitense viene assediata dai Talebani. L’esercito governativo fugge senza opporre resistenza.

Intervengono gli aerei americani, bombardano e sventano la minaccia ricacciando indietro le milizie dell’Emirato islamico dell’Afghanistan. Lo Stato profondo c’è e la sua massima espressione, l’esercito, è la migliore propaganda. Non ci sono elezioni al fronte.

L’amministrazione Trump ha rifiutato tutte le mani tese per risolvere il dilemma afghano con i Talebani. Ne parlo a lungo nel mio libro Frontiere senza Nazioni nella conversazione sull’Afghanistan con Hamid.

I grandi problemi irrisolti, tra cui la revisione delle frontiere, con cui parlo con questo cooperante dell’Aga Khan sfuggito a un attentato, non  sono stati presi nemmeno in considerazione.

Nell’accordo “fai da te” di The Donald, senza nessun altro attore internazionale tra i piedi, concluso a febbraio 2020 a Doha tra i diplomatici di Washington, gli emissari dell’Emirato islamico in Afghanistan, il nome ufficiale dello Stato talebano, e il governo in carica di Kabul, c’è solo una cosa chiara: la fretta elettorale di portare tutti a casa.

L’annuncio, fatto a marzo scorso, a margine dello storico cessate il fuoco, della partenza di tutti soldati e ufficiali presenti entro l’anno per lasciare la sicurezza alle forze nazionali ha avuto molto risalto e si è compiuto in parte nell’ultima settimana con l’amministrazione Trump che comunicava la riduzione del contingente di altri 2000 uomini passando da 4.500 a 2.500 entro il 15 gennaio.

Biden non ha faticato ad avallare la scelta anche perché fu fautore della pericolosa modestia di Obama in Medio Oriente quindi è semplice applicarla anche in Afghanistan.

Ha solo ritardato. Trump a maggio mentre Nonno Joe ha deciso per l’11 settembre come data dell’epilogo dell’impegno americano nella guerra al terrorismo islamico globale

quanto è costato finora questo lungo conflitto?

Secondo la Cost of war project della Brown University

Gli Stati Uniti hanno sostenuto per 19 anni questo conflitto in 80 paesi nel mondo con 800 basi militari.

6.000 miliardi di dollari spesi a cui si aggiungono gli interessi di 8.000 miliardi nei prossimi 40 anni.

Le vittime dirette della guerra al terrorismo sono 800.000 e 4 volte in più sono le vittime dei danni collaterali: circa 3.000.000 di vite.

Sono caduti sul campo 7.000 soldati USA e 8.000 contractor privati.

Le vittime delle forze irachena, afghana,  pakistana sono 110.000 mentre 335.000 sono i civili rimasti uccisi.

La Guerra al terrorismo ha prodotto 37 milioni sfollati in 8 diversi Stati oltre l’Iraq, Afghanistan e Pakistan anche Libia, Siria, Yemen, Somalia e Filippine partecipano a questa speciale classifica.

Sono 723 miliardi di dollari il costo stimato per il 2020. Di gran lunga la più alta spesa militare del Mondo e il 3% in più rispetto all’anno precedente.

L’assedio di Lashkar Gah certifica la fragilità della pace Trumpiana e i Talebani affilano le armi e già iniziano i corteggiamenti. Le ONG parlano di territori più sicuri sotto controllo talebano che del governo nazionale; chi fa affari certifica che le tasse di passaggio sicuro talebane sono una garanzia.

Bisogna solo aspettare alcuni mesi per dichiarare il fallimento.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.