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L’Abominevole Uomo del Gas non vive in Africa

Il modus operandi di una diplomazia allarmata crea figure mitologiche legate a territori ricchi di risorse e consumismo, ma poveri di Umanità.

“Due uomini e un tavolo” Potrebbe essere una pellicola dal titolo comico, ma con uno spirito da sequel del Ponte delle Spie.

Invece di scambiarsi ostaggi come tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la saga continua mercificando l’influenza sul Pianeta.

In gioco è in ballo il destino l’energia dell’Europa e la sopravvivenza politica dell’Africa. Putin e Macron di fronte dopo che nel colpo di Stato militare in Burkina Faso venivano bruciate bandiere francesi e sventolate quelle russe. Un possibile cambio della guardia che vede il Fronte orientale europeo coincidere con la battaglia per l’Africa.

Militari in Burkina Faso annunciano il golpe in TV leggendo la lettera di dimissioni di Kaboré, presidente del paese

Il gas russo è importante per il futuro del Vecchio continente. Ci sono paesi come AustriaFinlandia e Lituania che dipendono per il 100% delle forniture dall’Abominevole Uomo del Gas russo.

Tuttavia la quantità di energia prodotta da questa fonte nelle tre nazioni varia. In Austria è il 20% del totale, in Finlandia il 3% e nella Lituania l’11%. In altre parti del continente la cifra è ragguardevole come in Slovacchia, Germania, Ungheria e Italia. L’Europa è il più grande consumatore di gas al mondo e il 25% della sua energia dipende da questa fonte. Circa la metà viene fornito dalla Russia. Questo vuol dire che per alcune percentuali il freddo e il caldo dipendono da Mosca dalla Scandinavia al Mediterraneo passando per la Mittleeuropa e il Baltico.

Lo spostamento dell’asse dal carbone a combustioni più green ha innalzato la necessità del gas naturale come strumento di transizione necessario per non subappaltare il futuro al freddo, alle candele e ai cibi sotto sale. Uno scenario sulla scorta del film The Road (uno dei più tristi della storia insieme a Il Pianista di Roman Polanski) potrebbe prospettarsi all’orizzonte se l’abominevole uomo del gas russo chiudesse i rubinetti.

Uno scenario futuribile? No, per diverse ragioni!

Nel caso di chiusura la Russia, nella sua protuberanza energetica di Gazprom, dovrebbe pagare penalità altissime sui contratti di fornitura e una massiva contrazione commerciale con una conseguente perdita di miliardi di euro. Una spiacevole prospettiva se dovesse succedere una pesante crisi energetica con l’Unione Europea. Le ripercussioni potrebbero essere severe anche in termini di affidabilità con i contratti verso altri paesi, penso al gigante cinese. Considerando lo scenario, il prezzo diventa molto alto da pagare nel lungo termine.

La mappa della “sete” di Gas dell’Europa

Le armi segrete dell’Europa in questa guerra contro l’Abominevole Uomo del Gas sono essenzialmente due: una tecnologica e l’altra politica.

La prima si chiama “Cushion gas” che in maniera sbrigativa potremmo riassumere nella possibilità di stoccaggio della fonte. Qualcosa di altamente tecnologico e costoso, ma che permetterebbe una indipendenza energetica notevole considerando che i gasdotti non possono per il momento attraversare gli oceani. Il Vecchio continente ha le capacità, ma non ancora la legislazione e la volontà politica per dotarsi di questa arma.

Il maggiore freno viene dalla rete dei gasdotti altamente più economica e veloce. La Germania ha da poco inaugurato il gasdotto Nord Stream che seppur per ragioni politiche non è ancora funzionante è stato un investimento infrastrutturale gigantesco. La resistenza del passaggio dal sistema della conduzione a quello dello stoccaggio ha un paladino di notevole peso: il governo di Berlino.

L’altra arma è l’influenza sulle crisi. L’Ucraina è la punta dell’iceberg. Le sanzioni comminate dall’UE per volontà di Angela Merkel dopo l’annessione della Crimea sono alla base del format di Normandia. Con quel passo l’Europa si pose al centro della crisi e costrinse l’Ucraina e la Russia a parlarsi. Il ruolo di Francia e Germania (qui entra in campo la pellicola Due uomini e un tavolo) coadiuvato dall’insieme della potenza economica, capitalista e consumistica europea è l’altra arma segreta.

E l’Africa?

E’ il futuro fronte dove il mercato e la forza politica, economica e militare dovranno scontrarsi di nuovo.

Kay – Achim Schonbach, ex capo della marina tedesca tedesca, è stato deposto poche settimane fa per una frase detta in India: “Putin merita rispetto e la Russia deve essere reclutata in funzione anti cinese e per l’influenza nelle crisi”. L’ammiraglio è un Putinversteher (un simpatizzante di Putin) e probabilmente il personaggio di spicco di questa armata.

Un militare dice cose da militari. Il ruolo della diplomazia deve avere un altro tipo di canale tipo il format Normandia. Perchè le dipendenze non si combattono di curano.

L’Africa, l’Europa e la Russia saranno sempre più interdipendenti e anche di questo parleremo nella Conversazioni sull’Africa il prossimo venerdì 11 febbraio al Teatro dell’Affratellamento.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.