Cari connazionali, conoscenti, parenti. Cari amici, perfino.
Nel nostro piccolo necessitiamo di alcuni chiarimenti. Siete pronti?
Raccontateci di come due mesi fa non contassimo niente in Europa. Con 3 alte cariche su 5 occupate da italiani.
Raccontateci di come votando le forze anti europeiste questo potesse cambiare. Raccontateci di come questo paradosso potesse sembrarvi così tangibile.
Raccontateci di come le forze sovraniste unite del gruppo Visegrad avrebbero smesso improvvisamente di tirare ognuna acqua al proprio mulino per riempire un po’ anche il nostro secchio, o almeno aiutarci a chiuderne i buchi.
Raccontateci di quando vi è sembrata una strada percorribile l’alleanza con l’estrema destra antiabortista e omofoba polacca di Kukiz’15, o con i croati anti-euro e anti-Nato di Zivi Zid.
Raccontateci di come vi siate opposti all’elezione nell’unica carica rimasta disponibile per noi, quella pur simbolica del presidente del Parlamento europeo. Uno che può empatizzare con la nostra situazione socio-economica.
Un altro che poteva provare delle simpatie non lo avete votato perché socialista. Raccontateci perché. Eppure al presidente del consiglio piaceva, preferendo giustamente avere a che fare con un seppur stantìo biscotto olandese al freddo acciaio della Ruhr. Però niente, veto.
Raccontateci poi di come questa una lady d’acciaio non ve ne farà passare una. Anzi, non ce ne farà passare una.
Sì, perché voi nei rapporti col parlamento europeo avrete vita breve: i vostri eletti rimarranno lì a ingrassare i propri conti correnti senza la benché minima speranza di fare non dico proposte attuabili, ma proprio opposizione sensata alla maggioranza che ci vuole tutti lacrime e sangue.
Il vostro governo cadrà, piangendo come un bambino capriccioso al quale mamma Europa non dà ascolto, su temi europei su cui siete in disaccordo ideologico con tutti, forse anche con voi stessi. A quel punto farete, come sempre, campagna elettorale (l’unica cosa che fino ad ora vi è riuscita bene) con lo stesso slogan:
“Eleggeteci così conteremo finalmente qualcosa!”
Ma se non conteremo niente, ancora una volta, lo dovremmo solo a voi.
E allora raccontateci di come questo faccia bene alla nostra democrazia, alle nostre tensioni sociali delle quali comunque non vi è mai importato. Raccontateci tutto il bene che state facendo.
Raccontatecelo. Poi guardatevi allo specchio e chiedetevi:
Cui prodest?