I diritti della democrazia non sono riservati ad un ristretto gruppo all’interno della società. Sono i diritti di tutte le persone.
Olof Palme, leader socialdemocratico e primo ministro svedese negli Sessanta, constatava questo di tipo realtà riguardo alla preziosa rivoluzione di cui i cittadini godevano. Cittadini e non sudditi che aspiravano alla condivisione del potere tanto agognata nei secoli precedenti.
“Questa marea limacciosa” come veniva chiamata dal filosofo francese Hippolyte Taine non era altro che il Popolo desideroso di partecipazione: un elemento essenziale dell’essere democratico come dell’essere percettore dei diritti.
“Fra due diritti uguali chi decide? La Forza.” Carlo Marx non le mandava certo a dire e se nel XIX secolo quando si parlava di forza, si intendeva violenza, al giorno d’oggi quando parliamo di Forza indichiamo un potere velatamente prevaricatore, strisciante e senza odore di benzina; un elemento lobotomizzante che argina l’eguale diritto dell’altro spacciandolo per futile se non inutile.
La nuova moderna democrazia che si avvia al terzo decennio del nuovo millennio ci presenta i diritti “dei più uguali agli uguali”, una stirpe di patrioti maleodoranti che aspirano ad essere la tesi del popolo.
Nascono così Boris Johnson, Trump, Bolsonaro, Duterte, Orban, Babis e finanche Putin anche se ha ormai una carriera pluridecennale. Non sono apertamente Fascisti oppure Stalinisti, non sono fautori della monarchia come Maurras alla fine dell’Ottocento, ma sono dei mostri sacri della distorsione democratica che viene ben descritta da Carmelo Bene:
Nelle aristocrazie il principe non si fa eleggere, è lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo. È la pratica certosina dell’autoinganno.
Succede quindi che il magiaro Viktor Orban, leader di Fidesz non ha bisogno del pugno di ferro per adottare una legge che propone la moderna schiavitù al suo popolo perchè lui controlla e ormeggia il suo potere in ogni punto delle coordinate di Toqueville: giudiziario, legislativo e esecutivo. Nessuno può arginare il suo diritto alla predominanza.
Vale lo stesso per i siloviki di Vladimir Putin che bastonano impuniti e disarcionano ogni tentativo di organizzazione delle masse d’opposizione in nome della grandezza della Russia discesa nuovamente grazie all’ascesa di Russia Unita.
Poi c’è lui, Boris Johnson, l’urlatore castigatore dei parlamentarismi e delle chiacchiere. Con il suo shutdown del parlamento e sui tatticismi sulla Brexit e il “Do or Die” verso il No – Deal centellina ogni sua influenza nel Regno dall’alto della commiserazione democratica.
È così anche per Andreaj Babis e gli altri capetti stile patto di Varsavia. Tutti hanno il diritto di fare quello che fanno perchè tra pari diritti vince la Forza. Carlo Marx ammoniva e mai come ora la storia lo “endorsa”.