Pochi conoscono in Europa occidentale la “dieta Ceausescu”: un contingentamento delle razioni alimentari per sopravvivere ai debiti contratti dalla Romania comunista con il mondo Capitalista. Il dittatore e la sua famiglia furono ammazzati dopo sei mesi dal pareggio di bilancio. Fu così che Bucarest si presentava al consumismo e alla libertà politico – economica senza un soldo da dare agli strozzini del mercato finanziario seppur con una gran fame.
Leggo di recente un articolo molto illuminante sulla Romania del terzo millennio e trovo molto sbalorditivo il dato che nessun governo abbia costruito ospedali dalla fine del comunismo. Un elemento che si affianca al cartello che è possibile trovare nelle strutture ospedaliere: “abbiamo alti salari non servono mazzette”.
Oltre alla penuria materiale c’è associata una penuria morale dove gli scandali nel sistema sanitario sono uno sfondo tradizionale del settore. Nel 2016, l’Hexi Pharma è stata coinvolta in uno scandalo di anti settici diluiti forniti a 350 ospedali.
La Romania è l’ultimo paese per spesa sanitaria in percentuale al PIL: spende, in rapporto, un tredicesimo del Lussemburgo che è il primo in classifica. Dal 2007, anno in cui è entrata a far parte dell’Unione europea, il paese ha avuto un emorragia di 20.000 medici fuggiti all’estero e principalmente nella parte occidentale del continente.
Bruxelles aveva offerto 170 milioni di euro per modernizzare e costruire nuove strutture sanitarie, ma al momento niente è stato concretizzato. Un calvario senza fine di cui ne fanno le spese i distretti rurali dove opera solo il 10% dei dottori con numero di medici per popolazione bassissima.
La penuria è un perenne elemento nelle parti di Bucarest, capitalismo o socialismo che sia.