Beirut non è una capitale europea, ma non possiamo dire che sia una capitale estremamente Mediorientale. È una capitale di Sykes – Picot: dei due diplomatici, britannico e francese, che divisero quella regione a margine della prima guerra mondiale allorché l’Impero Ottomano fu smembrato definitivamente.
Le anime del Libano, sunnita, sciita e cristiana si sono scontrate prepotentemente nella lunga guerra civile tra il 1975 e il 1990.
La devastazione fu principalmente ricostruita dalle Banche, le uniche in grado di finanziare l’impresa di rinascita dalle rovine.
Oggi la Banque du Liban detiene il 35,3% e gli altri istituti finanziari il 40% circa dell’enorme debito che ammonta al 150% del PIL. Il deficit viaggia sull’11% e la spesa sul servizio del debito ( interessi + prestito) è da capogiro: 4 miliardi di dollari.
Il Libano è a un binario morto. Il 40% della forza lavoro appartiene allo Stato che non paga le pensioni dei nuovi da 9 mesi.
La tassa su whats app che prende 2 dollari al mese per scaricare le app gratuite è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un paese dove l’1% della popolazione detiene il 40% delle ricchezze e dove i black out a Beirut durano 3 ore mentre nel resto della nazione fino a 12 .
La gente è in piazza sfidando i giorni bui ai confini dell’Europa, qui il COVID-19 non incute alcun timore, hanno altro a cui pensare.