European Green Deal, un nome altisonante e fiero, con un postulato portatore di futuro: green.
Perchè di Europei e di Accordi se ne sono visti tanti, ma con un oggetto così raro e prezioso non molti. Un’agenda serrata prevede un taglio notevole e sostanziale delle emissioni nocive per arrivare al 2050 con una nuova aria e con procaci prospettive.
Saranno messi in campo mille miliardi di euro. Una cifra considerevole che se andiamo però ad analizzare con l’ecoscandaglio sono pochi, considerando i paesi beneficiari e la lunghezza temporale dell’erogazione.
Pensiamo alla Polonia per esempio, che gode a suo buon grado di un notevole sviluppo economico grazie anche al carbone e alla sua volontà di produrre energia atomica insieme agli altri paesi del gruppo di Visegrad. Riconvertire tutto ora che si stavano attrezzando per l’Occidente a trent’anni dalla caduta del muro e a 15 dall’entrata nell’UE è un’idea malsana nonchè costosissima.
Altre nazioni vedono i numeri e gli obiettivi come fuochi fatui in una rotta costellata di penurie. Ci vorranno più soldi e più debiti questo è certo, e c’è già chi tra i leader europei si sta sfregando all’idea di sforare i limiti di bilancio.
Il rapporto di minoranza, dal celebre libro di Philip K. Dick, sarà la fine del Green Deal. Un pre – crimine già bello impacchettato e predetto, come nella celebre novella, sarà l’atto conclusivo e stopperà le velleità del progetto.
Tutte le carte del rapporto di minoranza portano a un solo nome: la Germania che ha già di fatto stabilito il delitto perfetto per manifesto sperpero.
Il verde aspetterà e molto almeno finchè le regole europee diventeranno rapporti di maggioranza.