Il covid – 19 fa rimanere a casa i braccianti. Aprile è lo Spargelzeit, la raccolta degli asparagi e per i tedeschi vuol dire braccia nei campi. Le necessità teutoniche legate all’agricoltura ammontano a circa 300.000 stagionali.
La Francia con la raccolta delle fragole e altre culture nei prossimi tre mesi necessita di circa 200.000 lavoratori di cui un 30% provenienti dai paesi Schengen quali la Romania e la Bulgaria che sono temporaneamente impossibilitati a recarsi in terra transalpina perché l’Ungheria di Viktor Orban ha bloccato il passaggio per l’emergenza sanitaria.
Nitfie Salimova, bracciante bulgara, guadagnava 150 euro al giorno nei campi del Belgio, praticamente quasi la metà di quello che prende in media in madrepatria in un mese.
La Polonia vorrebbe un salvacondotto per i braccianti dall’Ucraina, un paese esterno allo spazio economico europeo quindi confinato fuori fino alla fine di aprile.
L’Olanda è il più grande esportatore agricolo d’Europa e faceva venire i lavoratori dall’est (Romania e Bulgaria in primis) per la raccolta dei pomodori e cetrioli che ora dovrà sopperire con la manodopera locale.
Un proprietario lamenta che un olandese è disposto a lavorare solo 5 giorni dal lunedì al venerdì invece c’è bisogno di lavorare nei campi 7 giorni su 7 come gli europei orientali.
Le verdure non aspettano.
Il Capitalismo è il capitalismo d’altronde.