Un’era più nazionalistica e autosufficiente fa capolino. Non sarà più ricca o più sicura, ma l’idea di Europa sembra beneficiare di questa tendenza anarcoide individualista alla Max Stirner.
Perfino prima della pandemia, la globalizzazione era nei guai. Il sistema aperto di commercio che aveva dominato l’economia mondiale per decenni era stato danneggiato dal disastro finanziario del 2008 e dalla guerra commerciale sino – americana.
Adesso si sta avvolgendo per la terza volta in dodici anni allorchè il blocco totale ha sigillato le frontiere e perturbato il commercio. Il numero di passeggeri dell’aeroporto londinese di Heathrow è caduto del 97% rispetto all’anno precedente; le esportazioni messicane di auto sono precipitate in aprile del 90%; in maggio il 21% del trasporto contaneir transpacifico è stato cancellato.
Le economie stanno riaprendosi, ma non ci sarà un veloce ritorno a un mondo privo di freni inibitori per le merci e le persone del ricco mondo.
La pandemia politicizzerà i viaggi e le migrazioni: trincererà la propensione verso l’autosufficienza.
Il Pianeta ha avuto poche epoche di integrazione, ma il sistema del commercio che è emerso a partire dagli anni Novanta è andato rapido quanto mai prima visto.
La Cina è diventata la fabbrica del mondo e le frontiere sono state aperte alle persone, alle merci, ai capitali e alle informazioni.
Dopo il collasso di Lehman Brothers nel 2008 la maggioranza delle banche e delle multinazionali si sono tirate indietro dalla via globale.
Il commercio e gli investimenti esteri hanno incominciato a stagnare rispetto al PIL, dettagli macroeconomici della “slowbalisation”: una forma di ascolto verso le voci NO GLOBAL.
Poi è arrivato Trump con il suo mix di paure per il lavoro dei colletti blu e per il capitalismo autocratico cinese e la sua più ampia agenda di sciovinismo e di disprezzo per le alleanze.
Quando il virus ha incominciato lo scorso anno la sua diffusione a Wuhan, i dazi americani sulle importazione cinesi erano al livello più alto dal 1993 e entrambi, Washington e Pechino, avevano incominciato a disancorare le loro industrie tecnologiche.
Il corollario del Pianeta ha iniziato il definitivo addio alla globalizzazione. Il commercio di beni e servizi crollerà probabilmente tra il 10 e il 30%. La Corea del Sud, una centrale commerciale asiatica notevole, ha perso il 46% delle sue esportazioni: il dato più basso mai registrato dal 1967, anno di inizio delle serie storiche sull’argomento.
L’anarchia di fondo del governo globale è venuta a galla. La Francia e la Gran Bretagna hanno litigato sulle regole di quarantena; la Cina sta minacciando di applicare tariffe punitive all’Australia se avallerà l’indagine sulle origini del virus; la Casa Bianca rimane sul sentiero di guerra commerciale.
Malgrado le insistenze di cooperazione della Federal Reserve con le altre banche centrali durante la pandemia, l’America è riluttante ad agire come leader del mondo. Caos e divisioni interne hanno minato il suo “prestigio”.
La segretezza e la prepotenza della Cina hanno confermato che non è disposta, e forse inadatta, a prenderne il Mantello.
Ovunque nel Mondo, l’opinione pubblica sta fuggendo dall’idea di globalizzazione. Per l’idea di Europa, la pandemia sembra apparentemente fare bene…a parole! Non sarà mica lei a prendere il Mantello?
Elias Arias via unsplash.com