La parabola di Santa Sofia monumento di Istanbul mi ha fatto risuonare una canzone dei CCCP “invece di pensare continua a salmodiare”.
il partito del benessere
Tayyp Erdogan, primo sindaco di fede islamica di Istanbul, fu eletto nel 1994 come primo cittadino dell’ex Costantinopoli e come candidato del Refah Partisi: il Partito del Benessere che fu sciolto con sentenza della corte costituzionale turca nel gennaio del 1998 con queste motivazioni.
“Le affermazioni di svariati esponenti del partito infatti avevano permesso di appurare che, al di là dei programmi ufficiali del movimento, formalmente rispettosi del principio di laicità, il Refah Partisi si era esposto alle accuse di violazione della Costituzione su tre fronti, vale a dire:
- a) sostenendo la prospettiva di introdurre nel paese un principio di pluralismo giuridico, con diversità di status giuridico secondo l’appartenenza religiosa dell’individuo;
- b) mirando a introdurre, come regola fondamentale dello stato e, in particolare, per quanto riguardava i rapporti privati tra turchi di religione musulmana, la sharia;
- c) infine, minacciando, negli interventi di suoi autorevoli esponenti, il jihad, o guerra santa, nei confronti di quelle forze che avessero contrastato tali suoi progetti.”
Centro Diritti Umani – Università di Padova Nota di Paolo Di Stefano
La questione della laicità dello Stato è un cardine imprescindibile della moderna Turchia fondata sulle ceneri dell’impero Ottomano nei primi Anni ’20 dello scorso secolo subito dopo la Grande Guerra.
Il legislatore turco è stato ben consapevole di questo principio quando ha sentenziato contro il Refah Partisi.
Santa Sofia è il simbolo della Turchia coniata da Ataturk. Era la moschea simbolo dell’Islam ottomano che il nuovo corso ha voluto cambiare la destinazione “d’uso” per aprirla al Pianeta e erigerla a monumento laico e di fratellanza confessionale.
Probabilmente nei prossimi mesi torneranno i muezzin sui Minareti per servire una sola confessione.
Peccato!
la santa saggezza
Ci sono almeno 5 chiese bizantine dedicate alla Santa Saggezza (Hagia Sophia in greco) in Turchia. L’ultima che non era stata convertita nel regno del Sultano Erdogan era quella di Istambul.
Le meno conosciute tra cui quella di Trebisonda trasformata nel 2013 sono tutte cadute e i Muezzin hanno ricominciato a intonare la raccolta alla preghiera.
Il torpore dell’Europa si è svegliato quando gli hanno toccato il museo che tutti conoscevano: l’oggetto del carnaio turistico di Istambul.
Il COVID ha accelerato e la chiesa commissionata dall’Imperatore Costantino, fondatore di Costantinopoli, che dal 537 d.C sovrasta la collina di fronte al Bosforo cambia nuovamente destinazione d’uso.
I crociati la saccheggiarono nel 1204 portandosi via le reliquie in oro e argento molte arrivate da Venezia.
Nel 1423, quando l’esercito Ottomano catturó la città, la “mela rossa” alla fine del Mondo, Mehmet il sultano ventunenne buttó la cenere sulla sua testa in segno di rispetto e ordinò immediatamente di trasformarla in moschea.
Con la Turchia moderna di Ataturk e “il secolarismo” divenne un museo per tutte le confessioni. Con il nuovo sultano è tornata a Mehmet.
Ma il Pianeta orbo non ha mai prestato attenzione alle altre Hagia Sophia sparse per la Turchia.