Tra i vari meandri delle proposte dei partiti che si presenteranno alle elezioni vorrei segnalarvi quella di DiEm 25 (Movimento per la Democrazia in Europa), una lista transnazionale guidata dall’ex ministro dell’economia greco Yanis Varoufakis.
Il cemento tecnico economico di cui dispone il politico ellenico è di quelli a presa rapida con una competenza difficilmente riscontrabile nel panorama dirigenziale europeo. Varoufakis parla della possibilità di riformare l’Euro a beneficio di tutta la collettività.
Parte dall’assunto che lo Stato ha bisogno di finanze per potersi muovere e garantire l’eguaglianza sostanziale sancita dalla maggior parte delle leggi fondamentali dei 28 Stati europei.
L’articolo 3 comma 2 della Costituzione italiana declina l’eguaglianza sostanziale così:
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
L’elemento centrale viene riconosciuto nella frase “rimuovere gli ostacoli”; queste tre semplici parole sono la banalità del Bene e riassumo il concetto dello Stato sociale. Quest’ultimo funziona se ci sono le risorse per renderlo efficiente e per aiutare i più bisognosi. I paletti stringenti dell’Unione hanno creato un divario notevole tra i paesi che riescono ad assicurarli restando nel conto economico e quelli che non riescono nonostante tutto.
Nella fervida immaginazione di Yanis e del suo staff, il problema non deriva dalle regole, ma da come esse vengono applicate:
Prima di impantanarci nei cambiamenti da apportare agli statuti della Bce, noi prevediamo di creare una piattaforma di pagamento digitale pubblica garantita da quelle dei servizi fiscali di ciascun paese dell’eurozona. I contribuenti avranno così la possibilità di acquistare dei crediti fiscali digitali utilizzabili per effettuare delle transazioni tra loro o per pagare le imposte godendo di consistenti sgravi fiscali. Questi crediti saranno denominati in euro e potranno essere trasferiti solo tra contribuenti di uno stesso paese, cosa che impedirà brusche fughe di capitali.
Queste parole di Varoufakis interpretano il comportamento economico dei contribuenti inseriti in questa piattaforma che permetterebbe, in sostanza, di generare una moneta parallela virtuale così da essere utilizzata nei singoli Stati all’interno delle proprie regole fiscali. Non utilizza questo concetto, ma sarebbe una sovranità monetaria senza banca centrale nazionale.
Allo stesso tempo, i governi potranno creare una quantità limitata di questi euro fiscali per destinarli si cittadini bisognosi o per finanziaria progetti pubblici.
Gli euro fiscali permetterebbero ai governi sotto pressione di stimolare la domanda, di diminuire il loro debito, di ridurre l’onnipotenza della Bce e di evitare il costo di un’uscita dall’euro o della sua disintegrazione.
L’ex ministro greco arginerebbe così la necessità di stampare moneta e produrre titoli del debito pubblico evitando rappresaglie finanziarie globali o iperinflazioni. Nel lungo termine, queste piattaforme di pagamento digitali pubbliche potrebbero costituire un sistema regolamentato di euro specifici per ciascun paese, che funzionerebbe come una camera di compensazione internazionale. Sarebbe di fatto una versione modernizzata del sistema di Bretton Woods così come era stato immaginato da John Maynard Keynes nel 1944, sistema che purtroppo non è mai divenuto realtà.
C’era una volta cappuccetto rosso (Yanis Varoufakis) che incontrò l’odio perverso per la fatturazione elettronica così desistette dai i suoi buoni propositi.