In agosto Samantha Power, amministratrice dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, ha visitato l’Etiopia. Non molto tempo fa un ospite del genere avrebbe avuto una reverenza e un eco nazionale di tutto rispetto. Power ha chiesto un incontro con il primo ministro Aby Ahmed, alle prese con una guerra civile interna, che invece ha ignorato l’invito.
Nelle stesse ore della visita del diplomatico statunitense, il capo di Stato etiope veniva ripreso mentre guardava svolazzare droni iraniani nel cielo del Corno d’Africa: armi vendute da Teheran ad Addis Abeba per contenere i ribelli del Tigray. Ha preferito mostrare le armi dei suoi nuovi amici piuttosto che ricevere la visita dei vecchi luogotenenti.
Samantha Power torna a Washington sconfitta nel “protocollo storico” da un arcinemico: l’Iran, uno Stato canaglia per dirla con Bush Junior, ex – presidente statunitense.
Nel 2018, Aby Ahmed era un amico americano. Fu insignito anche del premio Nobel della Pace per il cessate il fuoco dopo vent’anni di guerra latente tra Eritrea e Etiopia. Lo Stato profondo a stelle e strisce esibiva sia il trionfo democratico del federalismo etnico del nuovo primo ministro etiope sia il grande aiuto che lo stesso stava approntando con le sue truppe in Somalia.
Nel novembre del 2020 scoppia la ribellione nel Tigray e l’atteggiamento statunitense cambia. Ahmed viene tacciato di autoritarismo e di muovere una brutale guerra civile. Arriva Biden e blocca gli aiuti. Power viene spedita per capire la situazione e viene ignorata.
I nuovi amici ora sono Turchia, Iran, Israele e Emirati Arabi Uniti. Ognuno di loro ha preso in carico un pezzettino della crisi in cui versa l’Etiopia. Tutti però vendono l’oggetto di maggior pregio in un conflitto: le armi.
Aby Ahmed è diventato un leader politico di uno Stato Canaglia? Forse!
Il Cattivissimo mondo di queste creature geopolitiche rinasce nell’Era di George W. Bush che dopo gli attentati alle Torri Gemelle muove guerra all’Afghanistan dei Talebani e all’Iraq di Saddam Hussein. Quest’ultimo fu definito Stato Canaglia insieme a Iran e Corea del Sud (o Asse del Male). Alcuni teorici delle Relazioni internazionali fanno invece nascere il termine rogue state (stato canaglia) con Reagan riferendosi alla Libia di Gheddafi negli anni Ottanta.
Oggi il Mondo è “eroso” dai presunti Stati Canaglia. L’Iran è l’Opinion leader del gruppo. Teheran è stata centrale nella lunga guerra civile per la sopravvivenza di Assad, il presidente siriano. Hezbollah, il partito sciita libanese e nemico d’Israele, è collegato a doppio filo con gli Ayatollah tanto che da molti paesi è considerato un gruppo terrorista.
In Iraq sono state centrali le milizie sciite filo – iraniane nella sconfitta dello Stato Islamico. Oggi vengono finanziate dal governo di Baghdad suscitando l’avversione di Washington. L’assassinio del generale iraniano Suleimani, ucciso dal fuoco di un drone del Pentagono nel gennaio del 2020, è il simbolo dell’influenza della Repubblica islamica nell’ex Stato canaglia iracheno.
Hamas, il partito politico che controlla la striscia di Gaza, è sponsorizzato, non troppo velatamente, da Teheran nell’ottica di avere un piede, non troppo piantato, sul suolo israeliano. L’Iran è in aperto conflitto anche con l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti in Yemen: un territorio di scontro che dal 2014 vede i ribelli Houthi filo iraniani fronteggiare il governo deposto filo – saudita.
Trump a Dubai non aveva altro che negoziato la ritirata degli Stati Uniti dall’Afghanistan senza che i Talebani gli sparassero addosso. Sapeva che il fragile governo di Ghani non sarebbe sopravvissuto all’uscita delle truppe della Nato.
Il campo aperto è stato presto riempito dalla profondità strategica di un antico influencer della regione: il Pakistan. Non a caso negli immediati albori della presa di Kabul da parte dei Jihadisti, Faiz Hameed, capo delle spie di Islamabad annunciava: “Tranquilli! Tutto andrà bene”.
“Il Pakistan è troppo povero per avere un paese satellite” – Questa è una convinzione di molti analisti, ma condivide una frontiera lunghissima con l’Afghanistan e metà della popolazione pashtun vive da una parte del confine e l’altra metà nell’altro lato. Questo lega i due paesi nel bene e nel male.
La profondità strategica è dettata anche dall’arginare l’India e sottrarre sfere d’influenza a Nuova Delhi. Kabul vicino a Islamabad è un asse di tutto rispetto contro la Tigre indiana.
La minaccia della massiva emigrazione se l’Afghanistan non venisse stabilizzato è un’altra freccia nell’arco del Pakistan. Non riconoscere i Talebani, ma garantirli nella comunità internazionale è tanta roba geostrategica!
Il Pakistan è un ficcanaso. Un’altra categoria del chiaroscuro in cui versa il Pianeta. In questo filone troviamo anche “minacce” come la Bielorussia, l’Egitto, Cuba e la Turchia.
Quest’ultima membro della Nato ormai cane sciolto che occupa un pezzetto di Siria e mostra i muscoli nel Nagorno – Karabah, garantendo la vittoria nel ventennale conflitto tra azeri e armeni. La guerra vinta da Baku ha visto Ankara come spin doctor dell’operazione nonchè peacemaker insieme alla Russia di Putin.
Le basi turche fuori dai confini nazionali rappresentano la legione straniera più importante dopo quella statunitense. Sono presenti nei paesi colorati in rosso. La mappa contribuisce a rendere l’idea anche del potere acquistato nel Mediterraneo che non è un mare Nostrum, nel senso mare europeo, ma è un mare inglese con una buona fetta di influenza turca. Da notare anche il baluardo militare che rappresenta per i musulmani sunniti, reminiscenza dell’Impero Ottomano.
La Bielorussia tiene sotto scacco l’Europa con la questione dei migranti. Il ruolo di Lukashenko nel contesto regionale riassume l’evento più cinico del mercantilismo delle influenze tra società civile e l’Essere Sovietico. Un modus operandi che riesce a svolgere solo chi è stato una vecchia Repubblica socialista sovietica.
Guardare il video per credere!
Per finire con la carrellata mettiamo Cuba e Venezuela. Due Stati che si sostengono a vicenda incastonati nell’America Latina, pseudo cortile di casa di Washington. Petrolio, sanità e spie è merce di interscambio tra i due, generando un sodalizio capace di attirare alleanze contro gli Stati Uniti. Primo fra tutti l’Iran, maestro nel resistere alle sanzioni degli USA e del mondo Occidentale.
Insomma, una visione diversa della geopolitica odierna, dove il grigiore è dettato dal chiaroscuro, ma una certa vitalità infiamma l’attualità. Il mondo a due blocchi o unipolare era per certi versi più stabile e prevedibile.
Tanti Stati si allontanano dalle grandi potenze perchè non sono più le garanti dell’Ordine mondiale. I fallimenti americani corroborati dai tanti Stati sedotti e abbandonati, il crollo dell’URSS e la politica cinese aggrovigliata su se stessa, hanno velocizzato la nascita di un sistema di alleanze meticcio e anarchico.
Benvenuta Anarchia e Addio Globalizzazione!