La fine delle grandi metropoli? The Day After è un film del 1983 e descrive un attacco nucleare e suoi postumi; gli attimi dopo la catastrofe. “Se questo giorno dovesse venire sarebbe la fine di tutti i giorni” così titolava l’annuncio del trailer in italiano.
In questo momento di pandemia mondiale dobbiamo fare i conti sempre con un disastro seppur molto differente per mortalità e distruzione da quello di un ordigno atomico.
La mia osservazione nasce dalle immagini delle città rase al suolo senza più abitanti con i superstiti che vagano tra le rovine pronti a ricostruirle per ricominciare.
New York ha il 3% della popolazione degli USA , ma ha sofferto il 19% dei morti dovuti al COVID – 19. Un quarto delle vittime francesi è stato a Parigi. Anche se il lockdown è stato levato, le restrizioni dei viaggi internazionali e la paura delle infezioni permangono: Londra è solo al 15% del traffico di mezzi e persone ante virus.
Il mercato del lavoro ha prodotto anticorpi o ha iniettato un nuovo virus dipende dai punti vista, ma le città si stanno svuotando. I dati statistici, meri e poco umani, dicono che nonostante il blocco le città americane con almeno un milione di abitanti sono state più produttive del 50% rispetto alla provincia.
La densità è stata sicuramente un acceleratore per il virus e le megalopoli sono state messe sotto accusa. La piccola isola di Manhattan ha un milione e seicentomila persone e nelle mattine circa il doppio si muovono velocemente dentro e fuori di essa. Da sola la megalopoli a stelle strisce produce 1.800 miliardi di dollari all’anno (per termini di comparazione è circa il 60% del PIL italiano). E’ di gran lunga la più grande macchina da soldi del mondo.
Il futuro potrebbe però essere molto grigio. La sparizione della circolazione delle persone potrebbe portare a un abbattimento delle entrate fiscali di circa 9 miliardi di dollari in due anni. Il grande pericolo per tutte queste mega città è l’insorgere di una spirale di tagli con il conseguente deterioramento dei servizi, l’ascesa del crimine e il fuggi fuggi della classe media.
Nessuno ha rappresentato nel 20esimo secolo il sogno di New York. La “Grande Mela” simbolo del Pianeta che ce l’ha fatta, il regno degli affari e delle occasioni. Nel 1925 sorpassò Londra come dimensione e da lì la sua ascesa non ha trovato ostacoli.
Nell’ultimo secolo molte città hanno aumentato la loro grandezza, densità e ricchezza. Nel 2016 più di un quinto degli umani della Terra vivevano in città con più di un milione di persone. Le 300 più grandi aree metropolitane attualmente generano metà della ricchezza del mondo e i due terzi della crescita del globo.
Il destino della densità assume i contorni del destino del sistema economico del Pianeta.
Alexandr Bormotin via unsplash