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Il Virus Ebola: una Lezione per il Coronavirus

“28 giorni dopo, il film diretto da Danny Boyle è probabilmente la pellicola horror che si avvicina di più al germe dell’apocalisse: un virus trasmesso dal mondo animale capace di estinguere la razza umana (anche se sotto forma di zombi). L’ Ebola è la sua trasposizione nella realtà, anche se l’umano colpito, nel 68% dei casi, 21 giorni dopo decede piuttosto che trasformarsi in un non morto. (Per il Coronavirus è del 2,5%.)

Il virus dell’Ebola “corrode” le proprie vittime in pochi giorni causando febbre alta, dolori muscolari persistenti e forti, vomito, diarrea e in molti casi, emorragie interne. Il paziente Zero, di quest’ultima epidemia, è un bambino di due anni di Guèckèdou, città della Guinea al confine con la Sierra Leone.

Secondo l’ Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il numero, “enormemente sottostimato”, é di 3.000 vittime e di 6.000 contagiati nell’ Africa occidentale. In Guinea, dove il primo caso di quest’ultima epidemia è stato riscontrato, la situazione è grave, ma stabile.

Il virus marcia a ritmi serrati in Sierra Leone e Liberia sempre secondo la OMS. Più di un terzo della popolazione dell’Africa dell’Ovest è impossibilitato a muoversi liberamente.

In Sierra Leone il virus Ebola ha infettato 1.813 persone, uccidendole 533. Il presidente Koroma ha decretato la quarantena in 12 dei 149 distretti che compongono l’ordinamento amministrativo del paese africano.

Più di un milione di persone sono coinvolte e i “corridoi” per spostarsi sono aperti dalle 9.00 alle 17.00. Dopo quell’ora, parte della Sierra Leone cade nell’oblio.

L’epidemia, nella capitale della tolleranza religiosa ha provocato un penoso martirio in una zona, mai toccata da questa micidiale piaga (vedere tabella).

Il virus Ebola trasmesso presumibilmente dalle volpi volanti alle scimmie o altri animali della foresta e da loro alla razza umana, ricorda la debolezza dell’animale pensante di fronte all’incontrollato “furiosissimo sdegno” (per citare il memorabile versetto 25 – 17 di Ezechiele) della natura.

21 giorni dopo potrebbe essere il macabro titolo di un film tratto da una storia vera. La storia della probabile estinzione dell’umanità attraverso penurie, sofferenze e psicosi generale, vista dagli occhi degli abitanti di uno sperduto paese africano ricco di diamanti.

Sierra Leone in a day…

(Articolo di Gianluca Pocceschi del settembre 2014)

Le tende dei safari rimangono chiuse.
Le piscine degli hotel sono vuote. Le guide turistiche oziano tra leoni e elefanti. I tour operator dell’Africa assistano alla più grande caduta del business turistico mai vista prima. Il virus Ebola ha ucciso 5.000 persone dal suo paziente Zero e sta trascinando con sé l’economia di un intero continente.

Per l’europeo, l’asiatico e l’americano medio, l’Africa è un solo paese. Non importa che tra Nairobi e il centro dell’epidemia circoscritta tra Guinea, Sierra Leone e Liberia ci siano 5.250 km, circa un migliaio in meno di Roma, che dista 4.300 km oppure di Madrid che frappone “solo” 3.600 Km. L’ Africa è Africa mentre l’Europa è Berlino, Parigi, Londra, capitali di Stati dove un’esplosione di un’epidemia, se si fosse propagata in un solo paese, non avrebbe frenato il turismo e immobilizzato un continente.

Tale percezione di univocità ha fatto riscoprire al Pianeta Terra le paure primordiali e succede che il Marocco, insignito dell’onore di ospitare le fasi finali della Coppa d’Africa di calcio, prima ha posticipato di un anno il calcio d’inizio per poi rinunciare all’intero evento perché il virus Ebola continua la sua marcia nel suo immenso continente e risultano un pericolo gli stadi affollati, le squadre ospiti e la libera circolazione.

La federazione africana ha risposto bandendo lo stato sahariano, rimanendo così senza paese ospitante a due mesi dall’inizio della manifestazione.

L’elemento sconcertante è che, i paesi colpiti maggiormente, la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia non essendosi qualificate alle fasi finali, non avrebbero dovuto volare in Marocco. Gli organizzatori “annaspano” per trovare un sostituto e l’impressione è che la prossima vittima dell’epidemia sarà il calcio.

Direttamente e indirettamente il turismo conta per quasi il 10% del PIL dell’ Africa sub – sahariana e dispensa reddito a milioni di persone. L’industria turistica produce una ricchezza di 170 miliardi di dollari. Nel 2013 più di 36 milioni di persone hanno visitato questo sconfinato continente. Una tendenza che negli ultimi ha fatto registrare picchi di crescita stimati di oltre il 6%.

Oggi, i rifugi dei safari sono più vicini all’estinzione degli animali che li circondano. Dall’inizio della propagazione del virus Ebola il declino turistico è stato molto accentuato in paesi lontanissimi dall’epidemia come il Botswana, Kenya, Sudafrica e Tanzania.

Il virus Ebola è difficilmente avvicinabile per “ferocia” all’AIDS e alla malaria che sono per diffusione le più grandi malattie killer del continente africano.

Una nuova epidemia mortale si sta propagando nel Pianeta Terra: l’Epidemia di Ignoranza. “

(Articolo di Gianluca Pocceschi ottobre 2014)

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.