Circa 300 mila agricoltori indiani provenienti dal Punjab e dalla l’Haryana, due stati ad altissima vocazione agricola, si sono messi in marcia verso Nuova Delhi e si sono accampati sulle arterie principali della città indiana.
Da 8 giorni stanno manifestando contro la riforma agricola promossa del governo di Narendra Modi bloccando gli snodi che portano alla capitale.
Questa manifestazione è il frutto di una mobilitazione sindacale cominciata un mese fa e che essenzialmente vuole cancellare la legge sulla liberalizzazione del mercato agricolo.
Quali sono i punti della discordia?
La riforma approvata a settembre introduce di fatto la liberalizzazione del mercato agricolo.
Fino alla riforma, i contadini indiani non potevano vendere liberamente i propri prodotti, ma dovevano farli convogliare nei 7.000 mercati disseminati nell’immenso paese indiano chiamati Mandi.
Sono mercati all’ingrosso controllati dal governo e gestiti localmente da comitati di contadini che fissano anche il prezzo. La riforma portata avanti dal governo di Modi mira a dare il potere ai singoli agricoltori di fissare il prezzo per le merci che vendono.
Con il sistema in vigore precedentemente ai contadini era garantito però un prezzo minimo sotto il quale non potevano essere venduti i prodotti. La liberalizzazione cancellerebbe questa possibilità di avere un prezzo minimo garantito e darebbe al mercato la possibilità di una fluttuazione anche sotto quella soglia.
la resistenza
I contadini si oppongono. Perchè la stragrande maggioranza degli agricoltori indiani sono piccoli contadini a livello familiare che non possiedono nemmeno due ettari di terra.
Il loro timore è di finire nelle mani delle grandi aziende del settore perchè con la fine del prezzo minimo garantito non avranno la forza contrattuale di opporsi al grande capitale e saranno strangolati. Meglio i comitati di prima che facevano i mediatori tra loro e i mandi.
Più dell’86% delle terre coltivate in India è posseduto da piccoli produttori a carattere familiare con meno di due ettari a testa quindi i timori di essere fagocitati è una triste possibilità.
pronti a morire
La protesta potrebbe allargarsi anche ad altri stati del subcontinente indiano. L’opposizione alla riforma ha ricevuto anche l’endorsement internazionale del primo ministro canadese Justin Trudeau.
Il governo Nazionalista indù di Narendri Modi non intende retrocedere perchè la riforma porterebbe molti capitali esteri in un settore in crisi e parla di disinformazione, il motore che ha sempre guidato le rivolte contadine.
Forse alla fine dovrà cedere il terreno probabilmente sul prezzo minimo per mantenere in piedi il grosso della riforma. Perchè i contadini sono intenzionati a morire piuttosto che a retrocedere. Una resistenza contro la prevaricazione del capitale.
Viva gli agricoltori del Punjab. Viva la Resistenza!
Fonti:
The Guardian, alcuni articoli della scorsa settimana.
Linea Notte, Rai 3
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