Ho di recente letto un libro che s’intitola “La Speranza”. É stato scritto dall’autore francese Andrè Malraux e narra la guerra civile spagnola delle trincee e del sangue. Malraux ha realmente preso parte al conflitto schierandosi contro Franco.
È un crogiolo di personaggi che, come lo scrittore transalpino, arrivano da tutte le parti d’Europa. Con sagacia atroce vengono descritte tutte le battaglie a cui prendono parte.
Una guerra per procura nel cuore dell’Europa dove comunisti, repubblicani e anarchici di diversi paesi combattono fianco a fianco contro i fascisti e nazionalisti guidati dal generale Francisco Franco. Il fuoco delle armi e lo sferragliare dei mezzi fanno da sfondo alle loro anime logore dalle feroci battaglie.
Gli elementi, il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria sono un tutt’uno con il dolore degli uomini e delle donne che per gli ideali lottano. Alla fine uscirà vittorioso Franco che governerà dal 1936 al 1978 lasciando un’impronta indelebile nella storia della Spagna.
Oggi, a distanza di 42 anni persiste l’interrogativo se i segni della memoria di quella stagione devono essere ulteriormente demoliti oppure no. É un po’ come ricredere e ridisegnare un altro tipo di memoria democratica.
franco&pedro
Succede quindi che vengono portate a effigi della democrazia i 25.000 scheletri che furono trovati in fosse comuni cinque anni fa. I soldati che furono insigniti di medaglie durante la dittatura devono vedersi ritirare il titolo perché hanno difeso e combattuto al fianco della memoria sbagliata.
La Valle dei caduti, la grandiosa basilica dove sono le rovine di Franco è stata cambiata di “destinazione d’uso” dal governo l’anno scorso e sarà ridisegnata come un cimitero civile invece che una chiesa e sara guidata dallo Stato piuttosto che dai monaci benedettini vicini all’ideologia di Franco.
L’esaltazione o l’apologia della dittatura deve essere scardinata anche nei suoi simboli più civili e più patriottici. La Fondazione Franco, un archivio privato guidato da nostalgici da un oscuro appartamento di Madrid, è sotto attacco perché ente contro la libertà.
Ricordo di una mia vacanza a Santander per trovare un amico che faceva l’Erasmus lì. Rimasi molto colpito per una statua che rappresentava Franco in sella a un cavallo. Un referendum tentò di toglierla con un semplice quesito, volete o no rimuovere la statua del generale Franco?
La cittadina si espresse per il no. Questa è la Spagna odierna dove Sanchez e Podemos tentano di cancellare la memoria della dittatura per tramutarla, plasmarla e usarla come memoria democratica.
Il contrasto sembra essere molto forte all’interno della nazione spagnola dove una recente forza Vox si erige sulla scia del franchismo e una eventuale cancellazione della memoria di Franchista potrebbe assumere dei contorni politici tra la pace e la riconciliazione o conflitto e revanscismo. Perché è vero che sono passati quarant’anni, ma il franchismo è un’arma.
monumental indignados
Usata dal governo contro le opposizioni che possono invece accoglierla come una benedizione di una memoria storica non troppo maleodorante che non è puramente democratica.
Una sorta di “monumental indignados” in salsa tutta spagnola dove dentro puoi trovare tutto dai baschi e catalani a separatisti di ogni genere che vogliono disegnare una strada differente; una propaganda non chiara su di un tema difficile spinoso al sapore di una guerra lontana ormai 84 anni, ma che vive e vegeta all’interno di un pensiero che secerne molteplici fraintendimenti.
Non è più una questione di destra o sinistra, democrazia o dittatura, ma dell’esistenza stessa della Spagna molto divisa al suo interno, chi può davvero rivendicare la memoria storica? A questo punto mi chiedo i catalani e i baschi, gli andalusi e la Cantabria il cui capoluogo, Santander, si rifiutò di rimuovere una statua dedicata al Caudillo, in quale tassello si collocano?
Nel 1945, Togliatti, ministro della giustizia, firmò l’amnistia per decine di migliaia di fascisti cosa che avvenne anche in Spagna con il “Patto del dimenticare” che doveva cancellare quei 42 anni di regime franchista.
Sono di nuovo a chiedersi della memoria storica perchè una democrazia relativamente giovane ha bisogno anche di sapere e conoscere il bene il male. Nel frattempo la Spagna è la quarta economia dell’Unione Europea di cui fa parte dal 1986 quando ancora c’era la CEE.
C’erano 400 km di autostrade appena dopo il volo di Carrero Blanco, erede designato di Franco; ora ce ne sono 6.800 kmq circa. Ne hanno fatta di strada…
Di Gianluca Pocceschi
scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado. Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.