Cancellato un decennio di lotta contro la povertà
Dal 1990 fino allo scorso anno il numero delle persone estremamente povere, quelle che sopravvivono con meno di 1,90 dollari al giorno, è sceso da 2 miliardi, il 36% della popolazione mondiale, a circa 630 milioni, l’8%.
Adesso, per la prima volta dal 1998, questo numero sta salendo molto rapidamente.
Le grandi questioni sono: quante persone ricadranno in povertà? Quante di queste ne usciranno quando la pandemia sarà passata? Quante saranno segnate a lungo tempo o permanentemente? La risposta utile e definitiva a queste domande è molto difficile da dare.
La Banca mondiale ha stimato che i lockdown nazionali e il collasso dell’economia globale porterà almeno 49 milioni di persone dentro la povertà estrema, eliminando quasi tutti i guadagni fatti dal 2017.
Questo scenario è plausibilmente il più roseo. Infatti, l’istituto bancario internazionale ha stimato questi dati basandosi sul mese di aprile: i numeri più recenti sono più grigi. Il 17 maggio Goldman Sachs ha dichiarato che l’economia dell’India si contrarrà del 45% nei mesi da marzo a giugno 2020.
Un professore del King’s college di Londra ha previsto che il reddito globale pro capite avrà una flessione del 20% e il numero delle persone estremamente povere aumenterà di 420 milioni: una popolazione grande quanto l’intero Sudamerica.
L’università John Hopkins ha calcolato che tra i 118 paesi poveri e a medio reddito, le interruzioni del sistema sanitario e la fame potrebbero uccidere 1,2 milioni di bambini in più e 57 mila madri nei prossimi 6 mesi.
Stop TB partnership, un gruppo di ricerca internazionale, riconosce che, solamente in India, l’interruzione delle diagnosi e dei trattamenti dovuti ai tre mesi di lockdown seguiti da 10 mesi di un periodo di ripresa, potrebbero causare 500 mila morti in più per tubercolosi.
Nessun Lavoro, Nessuna Paga, Nessun Cibo
Persone con mancanza di risparmi o una rete di sicurezza sociale non possono smettere di lavorare. A milioni di esseri umani questo è stato imposto.
Prima della crisi Jonathan Solmayor guidava un tuk – tuk nella città di Davao nelle Filippine:
“Sto nutrendo quattro bocche, ma la mia unica fonte per vivere è stata fermata.”
Nel Nepal occidentale un uomo ha visto diminuire le sue ore di lavoro del 75%. In Uzbekistan il numero di nuclei familiari dove almeno una persona lavora è caduto del 40%.
Il numero delle persone che portano il pane a casa diminuisce e i prezzi aumentano. In India, il prezzo delle patate è balzato del 15%. In Uganda, il costo dei cibi tradizionali ha subito un rialzo da inizio marzo di oltre il 15%.
La catena globale dei rifornimenti sta tenendo, ma le interruzioni locali sono gravi. In province remote delle Filippine la severa quarantena ha visto marcire fagioli e seccare cocomeri.
Nell’Africa dell’Est, il COVID – 19 non è stata la sola piaga a colpire duramente in questo maledetto anno: miliardi di locuste si sono divorate migliaia di chilometri quadrati di culture.
Noi siamo qui per aiutare
I governi posso dare una mano. 181 paesi hanno annunciato extra sforzi per proteggere i poveri: questo nel 60% dei casi significa elargire quattrini oppure aiuti alimentari. Per milioni di persone queste contromisure sono state l’ancora di salvezza.
Tuttavia questo schema di Stato sociale è proprio soltanto del mondo ricco. Nella parte più debole della Terra, i governi hanno messo in campo una media di 1$ per persona, in totale, non al giorno.
La catena degli aiuti è incentrata verso il segmento rurale delle nazioni che è visto come la parte più povera della società. La penuria impatta in maniera significativa anche i residenti urbani che lottano contro ogni forma di concorrenza.
L’Egitto ha erogato denaro a due milioni di persone su un totale di 100 milioni di abitanti; in paesi come il Kenia e il Bangladesh, i soldi vengono erogati tramite applicazioni smartphone, un metodo veloce, ma che taglia fuori i cittadini più poveri.
Molti Stati non sanno cosa fare. Il welfare state non è disegnato per una pandemia. I ritardi in Sudafrica hanno portato a molte code e tensioni sociali. In Zimbabwe molti hanno utilizzato gli aiuti per far arricchire chi vive intorno ai partiti al governo.
La pandemia e la disuguaglianza nel xxi secolo
Nel suo influente libro “Il capitale del XXI secolo” Thomas Piketty determinava che gli alti livelli di disuguaglianza tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX si erano ridotti a causa degli eventi nefasti del periodo tra il 1914 e 1945.
In quel tempo la quota del reddito nazionale “guadagnato” dall’1% della parte della popolazione più ricca degli Stati Uniti, per esempio, era scesa dal 19% al 14%.
La combinazione di depressione, guerra, inflazione e tasse compressero il reddito e sperperato vaste fortune.
Lo storico Walter Scheidel rincara la dose, viaggiando a lungo raggio sulla disuguaglianza nel libro The great Leveller. Argomenta che, dall’antichità, sono state quattro le forze che hanno ridotto in maniera consistente la disuguaglianza: guerra, rivoluzione, fallimento di uno Stato e pandemia.
I “guai” di solito coincidono: una pandemia ha contribuito a far fallire l’Impero Romano; un’altra è arrivata con la fine della Prima Guerra Mondiale. Le passate crisi appaiono lontane dai lamenti delle difficoltà odierne.
La Morte Nera ha compresso le differenze di reddito attraverso una drammatica riduzione del livello lavoratori per terra arabile. Perfino nel caso peggiore possibile, il COVID-19 ucciderà molto meno: intorno al 30 – 60% delle passate epidemie europee.
Il mercato azionario potrebbe risentirne in maniera importante, ma è assai improbabile che arriverà al collasso del 90% avuto tra il 1929 e 1932.
Una critica agli argomenti trattati da Piketty e Scheneidel pubblicata nel 2017 da Marshall Steinbaum, dell’università dello Utah, chiarisce che le guerre e la depressione del XX secolo principalmente hanno portato a un più grande egalitarismo attraverso un discredito delle élites e a delle politiche regressive che non sono state capaci di accrescere in prima battuta le disuguaglianze.
Sono stati un utile aiuto al fiorire delle democrazia sociale che ha portato un incremento e a una più marcata considerazione del Welfare State.
Il COVID – 19, nella tesi e nella critica di questi capoccioni,
sembra che porterà a un livellamento delle disuguaglianze. Consoliamoci, anche se resta da capire quale sarà il livello.
sembra che porterà a un livellamento delle disuguaglianze. Consoliamoci, anche se resta da capire quale sarà il livello.
Foto copertina John Moeses Bauan via unsplash