Il 12 dicembre i cittadini britannici saranno chiamati alle urne per decidere il nuovo primo ministro. La Brexit è stata spostata al 31 gennaio e quindi il nuovo esecutivo dovrà trovare necessariamente una via.
Una svolta difficile quella di andare alle elezioni anche perché potrebbe non cambiare gli equilibri delle forze in Parlamento.Per soffiare la maggioranza il principale partito dell’opposizione, Labour Party, dovrà conquistare i 58 parlamentari necessari allo swing.
Il tema centrale è il popolo ossia the people, un qualcosa di inafferrabile talmente grande è la sua massa, e il suo pensiero di fronte alla Brexit, possibilità agognata o scongiurata ormai da oltre 3 anni.
I Liberali, i Laburisti e i Conservatori con i vari partiti nazionali come quello scozzese già da tempo hanno incominciato a fare appelli nel calderone della liquidità elettorale britannica.
Le complesse risoluzioni della questione possono essere riassunte con pochi termini: rimanere, lasciare con accordo, lasciare senza accordo oppure fare un secondo referendum. Il No Deal non è, al momento, più previsto come soluzione.
BoJo, primo ministro uscente, cercherà di trasformare la questione in un plebiscito sull’accordo da lui proposto all’Unione Europea.
Nel frattempo, Nicola Sturgeon primo ministro scozzese de leader del Scottish National Party ha richiesto un nuovo referendum sull’indipendenza entro la fine di questo fondamentale anno. Ricordiamo quello del 2014 che fu bocciato dagli elettori della Scozia. Ovviamente la Brexit è un possibile uragano che potrebbe cambiare molti equilibri della volontà popolare e i 300 anni di Edimburgo nel Regno Unito sono appesi alla decisione di non appartenere più all’Unione Europea, un legame di parentela da poco più di 40 anni.
Gli altri dovranno trovare delle vie di persuasione a partire dai Laburisti che trovano linfa nelle parole del capo del governo ombra, John McDonnell:
Let the People decide!
Stay tuned..
Foto:
10 Downing Street © Philip Halling