Nella caricatura della stampa britannica (The Indipendent in testa) quando fu eletto il Presidente della Commissione Europea, Jean – Claude Juncker era un pericoloso, ubriacone, anti – britannico, europeo arci federalista che aveva avuto un padre costretto ad arruolarsi nella Wehrmacht di Adolf Hitler.
Al tempo di politici blandi e parolieri l’ Ex – primo ministro del Lussemburgo sembrava essere un dinosauro gossipparo che amava fumare, bere e giocare. Ma chi era lo SpitzenKandidaten indicato per la prima volta dai principali partiti paneuropeisti piuttosto che dal Consiglio dei governanti europei?
Figlio di un operaio delle acciaierie, il giovane lussemburghese Jean – Claude entrava presto in politica appena ricevuta la laurea in legge all’Università di Strasburgo. La dottrina sociale democristiana era la sua scelta per diventare nel 1984 un deputato del parlamento dell’antico gran ducato. Brucia le tappe e subito arrivò alla carica di ministro del lavoro. Nel 1989 conquistava la poltrona di ministro delle finanze.
L’incoronazione a primo ministro dei 500.000 cittadini del Lussemburgo arrivava nel 1995 dopo la dipartita di Santer. Per 18 anni ricopre questa carica ponendosi come il più politicamente longevo dei capi di governo del democratico Vecchio continente.
Nel 2014 diventava il terzo lussemburghese a ricoprire la carica di presidente della Commissione europea. I politici del piccolo gran ducato avevano costituito un ponte ed un buon compromesso per le due grandi economie e popoli dell’ Europa: la Francia e la Germania.
Juncker era un navigato politico attaccato alla sedia da oltre 30 anni pertanto burocrate degno dell’UE; mondano quanto bastava con i suoi vizietti; fluente in tedesco; lussemburghese come estrema sintesi dell’asse franco – francese; cristiano e democratico insomma sembrava essere la scelta giusta.
Jean – Claude era anche l’uomo dell’ Euro. Aveva seguito l’entrata in vigore della moneta unica come ministro delle finanze con il Lussemburgo a Maastricht nel 1992 poi come primo ministro dal 1995. Aveva mentito per l’Unione Europea sui parametri di alcuni stati come lui stesso aveva ammesso. Era stato presidente dell’euro gruppo dei ministri delle finanze durante la recente crisi del debito.
Un ruolo ricoperto con poca sostanza e molto scetticismo basti pensare che Tim Geithner, Segretario americano del tesoro, durante la crisi dell’ Euro aveva telefonato solo due volte al suo omologo Juncker contro le 58 chiamate fatte al presidente della Banca Centrale, Mario Draghi e le 36 al ministro tedesco delle finanze. Un bello smacco per lo “pseudo – ministro” delle finanze dell’organizzazione sovranazionale con la più grande economia del Pianeta Terra.
Comunque sia gli unici contrari alla sua nomina furono David Cameron, primo ministro conservatore britannico e Viktor Orban, capo del governo dell’ultradestra ungherese. Tutti gli altri dissero SI a Juncker. 26 capi di Stati accomunati dallo Spitzenkandidaten del Partito popolare europeo che aveva vinto le elezioni dello maggio 2014.
Le prime sfide economiche erano le solite spade di Damocle: crescita, occupazione e euroscetticismo. Mai il Vecchio Continente unito si era presentato ad un appuntamento elettorale con cotanta esiguità di energie e divisioni. L’ Unione Europea aveva bisogno del suo partito fondamentalista europeo da contrapporre all’euroscetticismo dilagante.
Juncker campione degli accordi sottobanco doveva adoperarsi per trovare l’estrema sintesi per un vero e proprio “Credo” europeo capace di affrontare le grandi battaglie come i round dei negoziali commerciali UE – USA, noti per predisporre le basi della partnership transatlantica sul commercio e gli investimenti (TTIP).
Cosa ci ha lasciatto? La stessa situazione euroscettica meno i britannici che ci abbandoneranno…Addio Juncker!
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