Da almeno 30 anni il problema dei migranti che attraversano il Mediterraneo affligge le menti e i corpi dei civili europei. I porti dell’ Africa sono alcune delle principali basi di partenza di questi viaggi.
Il noto blog di Gabriele Del Grande, Fortress Europe ha ben individuato le frontiere di quella che assomiglia veramente ad una fortezza presa d’assedio. Ha tenuto i numeri dei documenti ufficiali che parlano del bollettino di guerra dell’assalto: 27.3839 vittime segnalate nella home page del sito aggiornato al 2016.
L’Europa, la sua classe dirigente e i suoi cittadini non hanno ben chiaro il valore che l’ Africa ha avuto per la gloria e la potenza del Vecchio Continente.
L’assalto dell’Africa è avvenuto con ben altri metodi e, nonostante sia cominciato nel 1885, le carrette del mare dei migranti odierni sono obsolete rispetto alle imponenti navi delle potenze coloniali della fine dell’Ottocento.
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Le nazioni europee hanno trovato lustro e grandezza nel continente a sud del Mediterraneo troppo spesso bistrattato e discriminato negli ultimi decenni.
Nel 1885, francesi, tedeschi, inglesi, italiani, portoghesi, spagnoli e belgi iniziavano la cavalcata verso la conquista dell’Africa. Gli inglesi chiamarono questo iniziale momento the scramble for Africa (lo sgomitare per l’ Africa).
Probabilmente, tutto questo era volto a portare i propri valori di scienza e coscienza in un immenso continente almeno 10 volte più grande del territorio sovrano dei pionieri. Altrettanto presumibilmente, le potenze europee erano mosse per ostentare quel poco testosterone che avevano i loro propri governanti costretti a vivere immersi nella nebbia, affogati nella fredda pioggia invernale oppure ostaggi del proprio rigoglioso passato ormai spento.
Qualsiasi fossero le loro motivazioni l’Europa, o meglio le potenze europee, invasero l’ Africa con le loro bellissime navi, rinomate uniformi e armi cariche. Ci vollero trent’anni per conquistare il continente.
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I pacifici africani non furono così contenti di questi strani indigeni. Insieme alla loro lingua, religione, usi e costumi promuovevano una strana idea di progresso basata sui diritti civili, politici e sociali nei loro territori europei: un’idea di Stati moderni basata su costituzioni liberali e lotte per l’uguaglianza sostanziale.
I clan e le tribù dovevano lasciare spazio alla nazione basata su una lingua comune, regole comuni, monete comuni e rispetto dei confini territoriali.
L’ Africa presentava duemila etnie diverse; religioni e Dei svariati; territori impervi; lingue più o meno incomprensibili tra loro ed economie di sussistenza basate principalmente sul baratto.
L’idea di progresso apparve fin dall’inizio non replicabile ai civili europei , pertanto, non restava che lo sfruttamento e l’assoggettamento di questo immenso continente.
Correva l’anno 1914 e l’Africa diventava la colonia europea. Un secolo più tardi, gli africani spinti da guerre, fame e stenti con le loro carrette del mare cercano invano di invadere la fortezza Europa. Un tentativo pressoché impossibile di colonizzazione motivata dalla disperazione.