Il Pianeta si prepara alla battaglia campale cercando di resistere al virus. Secondo la Banca Mondiale, dal 1960 solo 13 paesi cosiddetti “ricchi” hanno sperimentato un crollo del loro PIL di circa il 5% in un anno (tra questi c’è l’Italia nel 2009) e solo in tre casi del 7% (Finlandia 2009, Grecia nel 2011 e 2012). In nessun caso è stato riscontrato un calo del 10%.
Oltre la ben nota crisi della fine del decennio scorso, le altre significative turbolenze sono avvenute nel 1973 con la crisi petrolifera e la crisi finanziaria asiatica del 1997-98.
L’Università olandese di Groningen ha ricercato i dati spingendosi ancora più indietro fino al 1870.
Da quell’anno, tra i 18 paesi industrializzati ci sono stati 47 esempi in cui un paese ha sperimentato un declino del suo Reddito Nazionale (PIL) di oltre il 10%. La maggior parte dei casi sono associati alle due guerre mondiali o alla Grande Depressione successiva al 1929. Dei 47 grandi crolli, 42 sono stati riscontrati tra il 1914 e il 1945.
“Più il tonfo è stato grande più il recupero è stato veloce rispetto al declino” altro elemento che esce dalla ricerca. L‘Italia è cresciuta del 35% nel 1946 e nel 1949 aveva già raggiunto lo stesso livello di PIL ante – seconda guerra mondiale. Il PIL tedesco è crollato del 66% tra il 1944 e il 1946 ed è cresciuto annualmente del 12% nel decennio successivo.
I luminari di Groningen ci donano un altro dato: dal 1870 a oggi ci sono voluti 5 anni in media per recuperare un crollo di oltre il 5%.
La penisola italiana non era tornata ai livelli pre – crisi del 2008. Forse con un tonfo grande il recupero sarà più veloce.
La guerra batteriologica si nutre anche di questi dati.