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Geopolitica Europea

I Momenti di Gloria di Mosca 1980 e Sochi 2014 oltre Rocky e Ivan Drago

Sochi 2014 rappresenta la Russia Putiniana e Mosca 1980 la Russia Sovietica, nonostante tra le due Olimpiadi siano trascorsi 34 anni, persistono dei fantasmi comuni a entrambi gli eventi sportivi.

Dopo gli attentati suicidi del dicembre 2013 a Volgograd, città a 690 Km a Nord di Sochi, la città olimpica sul Mar Nero di 400.000 abitanti, diventava una fortezza alla cui guardia provvedevano 100.000 uomini delle forze di sicurezza e dell’esercito.

Completavano l’assembramento di forze missili posizionati sulle montagne, navi veloci a pattugliare le coste e droni a fluttuare nel cielo insieme alla 58esima armata russa a cintura della frontiera sud con la tumultuosa Georgia.

Le autorità rilasciavano speciali lasciapassare a tutti gli spettatori per filtrare non solo potenziali terroristi, ma anche disturbatori politici. Invece di aprire il Paese al mondo e ai turisti, i giochi olimpici invernali russi verranno quasi sicuramente ricordati come i più chiusi della storia.

La stretta securitaria era la cruda reminescenza di quella vista alle Olimpiadi di Mosca del 1980,quando i non moscoviti venivano banditi dalla capitale e gli indesiderati allontanati senza troppi complimenti. Questo non è il solo parallelismo che possiamo trovare tra Sochi 2014 e Mosca 1980.

Entrambi i giochi sono stati marcati dall’ostilità tra la Russia e l’Occidente. Nel 1980 alcuni paesi boicottarono la manifestazione, inclusi gli Stati Uniti e la Germania Ovest, per protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. A Sochi le rispettive rappresentative nazionali parteciparono, ma sia la Cancelliera Merkel che il Presidente Obama non presenziarono al trionfo di Putin.

La foto già rivista questa volta era in risposta ai violenti scontri in Ucraina, che come risultato portarono un aspro confronto geopolitico tra Russia e Unione Europea. L’Ucraina era essenziale per le ambizioni di Vladimir Putin di creare un’Unione Eurosiatica, una versione ridotta dell’Unione Sovietica che fu.

Il Cremlino probabilmente non progettava di mantenere il potere con la forza militare, ma cercava di riportare Kiev sotto l’orbita di Mosca con soldi, gas e metodi contro – rivoluzionari, avvertendo l’Occidente di non immischiarsi. Fu difficile amare i giochi olimpici con questi presupposti.

Forse il più forte parallelismo con le odierne Olimpiadi risiede nello stato dell’economia. La Russia di oggi ad un primo sguardo sembra essere molto differente dalla Russia Sovietica del 1980.

Il governo non regola più prezzi ed esiste un largo settore privato nell’economia. La Russia non spende più soldi e tempo per fabbricare oggetti che nessuno vuole. Il complesso dell’industria militare che spremeva le risorse nazionali è diminuito. Il ceto medio russo spende, mangia e viaggia molto come i loro pari dell’Occidente. Il consumismo è cospicuo.

Nonostante questi sforzi di assomigliare agli odiati occidentali, la Russia del 2014 sembrava vulnerabile come quella del 1980.

Il 1980 era l’anno del picco della stabilità economica sovietica. Il prezzo del petrolio era alto, e l’Unione Sovietica stava incrementando le sue esportazioni di energia attraverso i nuovi oleodotti diretti verso l’Occidente. I ricavi di quelle vendite permettevano di pagare l’apparato statale e le importazioni di vestiti e grano. Mentre l’Occidente navigava verso la crisi, l’Unione Sovietica del 1980 godeva di una modesta crescita economica. Pochi anni più tardi il prezzo del petrolio cominciò a cadere e il comunismo dei Soviet iniziò a mostrare le prime crepe.

Nella Russia di Putin petrolio e gas sono il 75% delle esportazioni nazionali mentre erano il 64% nel 1980. Sebbene il grano ormai non viene più comprato in America, come avveniva nel 1980, il 43% di cosa comprano i russi oggi è importato.

Girando per i centri commerciali di Mosca è difficile trovare produzioni tipiche locali. Lo Stato rimane il più grande datore di lavoro e le imprese pubbliche controllano i fattori dominanti dell’economia quali le risorse naturali, le infrastrutture, le banche e i media.

Clifford Gaddy e Barry Ickes, due economisti americani, argomentano che l’altamente inefficiente struttura industriale sovietica basata sull’inappropriata allocazione delle risorse e delle persone, rimane intatta. I proventi del gas e del petrolio rinforzano e perpetuano queste politiche. Questo porta stabilità politica e lealtà della popolazione verso le istituzioni rallentando la modernizzazione. Il risultato inevitabile è la stagnazione.

La pesante analisi dei due Occidentali può essere confutata, ma resta il fatto che la mano visibile del capitalismo di Stato ha reso molto simili due grandi eventi come le olimpiadi a distanza di 34 anni.

 

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.