Terminava così la piccola storia iniziale de La Haine (l’Odio) la pellicola francese Palma d’oro a Cannes nel 1996. Narra la giornata di tre ragazzi della banlieue parigina dopo le rivolte avvenute la sera prima a causa del tentato omicidio da parte di un poliziotto di un ragazzo della zona. E’ uno spaccato molto crudo delle condizioni dei giovani che in questo caso sono un ebreo, un arabo e un nero. Il dirigismo francese non ammise deroghe e la repressione fu accompagnata da violenti scontri tra lo Stato e i dimostranti, una cosa che avviene spesso nelle periferie transalpine.
“Stiamo per vivere dei molto difficili, intesi e brutali momenti” il governo francese descrive così lo stato d’animo dopo le misure restrittive a causa del COVID – 19.
Nei giorni susseguenti sono stati fatti 5 milioni e 800mila controlli sulle strade e imposto 359.000 multe di 150 euro.
Un dirigismo fatto di microbiologi, chomage partial, acquisti di mascherine e ventilatori per supportare uno dei migliori welfare state al mondo.
Nonostante questo, a Saint Denis, una delle banlieue parigine dove un milione e novecentomila abitanti vivono stipati in 236 km quadrati, la mortalità è aumentata del 63%.
L’arrondissment 93, Senna – Saint Denis, sono colate di cemento “vomitate” negli anni Settanta del secolo scorso.
Il problema è sempre lo stesso e lo Stato pensa sempre alla caduta.