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Geopolitica Europea Post Elezioni Europee 2019

La Democrazia Ceca e i Capetti stile Patto di Varsavia

Piazza Venceslao a Praga è stata protagonista della Primavera di Praga del 1968 e della Rivoluzione di Velluto del 1989. Dopo trentanni ha un altro nemico, il primo ministro milionario Andrej Babis, un aspirante Capetto da Patto di Varsavia sullo stile dell’ungherese Viktor Orban.

La Piazza di San Venceslao a Praga ha già vissuto e assaporato il sentore della rivolta e della protesta fin dal 1968 con la Primavera di Praga e suoi moti anti sovietici o nel 1989 con la Rivoluzione di Velluto che ha portato alla fine del comunismo.

Il centro focale della storia recente viene raffigurato in questa piazza prima cecoslovacca ora ceca, ma sempre nel mezzo alla vita democratica mitteleuropea.

Anche in questo maggio dopo 30 anni dall’ultima richiesta di cambiamento i praghesi si ritrovano in questo luogo impavido per protestare contro Andrej Babis, l’industriale milionario che è diventato primo ministro nel 2017. Recentemente, è stato accusato di aver intascato tangenti per 50 milioni di corone (circa due milioni euro).

Per evitare il processo ha sostituito il ministro della giustizia, Kneziniek, con Marie Besenova, una fedele tirapiedi del presidente Milos Zeman suo alleato; l’intento, per niente velato, è quello di spostare l’asse della questione a suo favore producendo ritardi e infangamenti sulle indagini.

Il popolo è sceso in piazza contro l’arroganza di questo aspirante Capetto, ma Babis è proprietario di radio, televisioni e giornali filo governativi che ostacolano il reale svolgimento della vita democratica.

Il cappellino Sline Cesko (forte Repubblica Ceca) sul modello di Donald Trump è stato il simbolo della sua campagna elettorale che lo ha portato a diventare il capo dell’esecutivo. Il paragone con il vicino ungherese Viktor Orban scatta automatico con questa mossa totalmente volta a cementare il suo potere sulla scia del premier magiaro che lo scorso anno, con la riforma della giustizia, ha di fatto posto se stesso al di sopra della legge.

“Nel mezzo del cammino della sua vita”, Babis però trova un popolo rivoltoso e poco incline ad arrendersi in mancanza di una forza coercitiva che molto probabilmente lui stesso, nonostante, non sarà in grado di dispiegare.

Le 50.000 persone di Piazza San Venceslao quindi sono il miglior segnale di democrazia da un paese dell’ex blocco comunista che da un pò di tempo è solo fucina di capetti stile Patto di Varsavia, vedi Orban e i vari polacchi del Pis.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.