“Whatever it takes” Mario Draghi pronunció questa frase in un giovedì dell’anno 2012 allorché le fanfare e le nubi si addensavano sull’Europa pronte al lampo e alla sua detonazione per celebrare la distruzione della moneta comune. Così non fu. Mario Draghi con sole tre parole salvó l’Euro e l’Italia: volente o nolente è stato il non politico tra i politici più influente della storia recente della penisola.
Il presidente della Banca Centrale Europea parla ogni giovedì di ogni settimana. Non può incappare in nessun errore di lessico. Conta qualsiasi sillaba perché l’eco viene riverberato in tutto il Pianeta.
Christine Lagarde ex ministro francese, laureata in giurisprudenza ed ex numero uno del Fondo Monetario Internazionale, ora presidente della BCE, ha vanificato nel suo primo giovedì di tensione apocalittica tutto quello che Super Mario (permettetemi di chiamarlo così anche se a qualcuno viene l’orticaria) ha prodotto nei sui 7 anni di presidenza.
“Non siamo qui per chiudere gli spread”. Ecco il tuono, il clangore del Capitalismo, del neoliberismo spicciolo dell’afflato politico.
Nessun economista avrebbe potuto dire questa corbelleria in questo momento storico. Subito gli interessi sul debito italiano sono schizzati di mezzo punto da 1,33 all’inizio del suo discorso allo 1,88 della fine: un macigno di debito sui contribuenti italiani.
Christine Lagarde è la prima presidente della BCE a non essere stata un governatore di una banca centrale.
Un disastro di questo genere non si era mai visto. Probabilmente ci sarà una puntualizzazione da parte della Banca centrale. Ma ormai il Genio è uscito dalla lampada.
15 miliardi di QE da lei annunciato, dopo le sue parole, sono un proiettile da roulette russa in una colt 65. Ne servono molti e molti di più altrimenti l’Italexit è solo un oggetto di sopravvivenza senza passare da alcun referendum.