E’ molto semplice etichettare quel 1995 come uno degli anni più neri e strani della recente storia della Francia. In quell’estate i cugini transalpini furono provati da un’ondata di misteriose sparatorie e esplosioni che sembrarono essere legate con la guerra civile in corso in Algeria.
Il peggiore attacco fu compiuto il 25 luglio 1995, quando una bomba esplose alla stazione Saint Michel della metro nel cuore del quartiere latino di Parigi.
L’esplosione avvenne nell’ora di punta della linea RER, uccidendo 8 persone e ferendole 80. A distanza di tre settimane da quella’attacco un altro ordigno fu detonato all’Arc de Triomphe, provocando 17 feriti. Altri allarmi bomba si susseguirono nell’intenso e caldo autunno 1995.
La costante minaccia di violenza fu rafforzata da un’ondata di massicci scioperi provocati dalle misure di austerità del governo di Alain Juppé. La Francia fu realmente paralizzata fino alla fine del 1995 e niente sembrava funzionare, dai treni agli autobus passando per tutti i tipi di servizi pubblici.
In quell’anno non ci furono solo paure e miserie. Il 1995 fu l’anno dell’uscita di un nuovo film issato a duratura memoria nell’immaginazione dei francesi e ultimamente diventato un cult movie per tutto il Pianeta.
Il titolo surreale e prorompente di questo film era La Haine (l’Odio). Narrava la storia di tre giovani ed era ambientato in una delle Banlieue (sobborghi) di Parigi. Vinse la Palma d’Oro a Cannes e il regista Matteu Kassovitz fu il primo a portare l’infuocate periferie parigine sul grande schermo.
I tre protagonisti della vicenda erano un arabo (Said), un ragazzo di colore (Hubert) e un ebreo dell’Est Europa (Vinz). Lo scenario sembrava sintetizzare il mix multirazziale che porterà la Francia alla vittoria della coppa del Mondo del 1998.
Said, Vinz e Hubert erano sfrontati, buffi e a tratti violenti, membri di una gang che la Francia benpensante chiamava Branleurs che tradotto letteralmente significa cazzoni coloro che insomma amavano bivaccare.
Il punto centrale della storia era tuttavia la loro rabbia, il loro Odio verso la polizia e verso tutta la società in generale che li aveva spinti ai margini di essa.
La pellicola in bianco e nero narra una giornata di questi tre cazzoni e comincia con il risveglio dopo una nottata di rivolte.
La trama era relativamente semplice, con al centro il fatto che Vinz , il giovane ebreo arrabbiato, entrato in possesso di una pistola rubata ad un PS (diminutivo di poliziotto) durante i disordini minacciava di usarla contro gli agenti, se il suo compagno Branleur Abdel fosse morto per le ferite riportate dopo essere stato tenuto in custodia dalla polizia. Questo era l’elemento su cui i tre spesso si scontravano.
Il teatro delle rivolte era la cité di Chantaloupe – les – Vignes ad un’ora di RER da Paris Gare Saint Lazare mentre la grand parte delle disavventure del trio si svolgeva a Parigi.
“Nel 1995 ho avuto i miei dubbi sul fatto che un ragazzo nero, un ebreo e un arabo sarebbero potuti essere amici , ma ora tutto è molto più diviso e questo è dovuto alla crescita dell’Islam politico nelle banlieue. Questo è ciò che ha creato ulteriori divisioni e tensioni e quindi ora non è solo una lotta dei giovani contro la polizia o lo Stato, ma anche di giovani che sono desiderosi di uccidere gli ebrei e di andare in Siria . La Haine era una storia di amici con magari un pò di speranza. Al giorno d’oggi penso che si potrebbe fare solo un film sulla disperazione.”
E’ l’analisi impietosa di Gills Favier, fotografo del film L’Odio.
Favier , di vecchia scuola marxista , ha un suo punto di vista:”L’Islam politico non appare affatto ne La Haine . Anche nel 2005, quando i servizi segreti francesi hanno condotto un’indagine sui disordini di quell’anno , considerarono l’islamismo come una presenza trascurabile nella banlieue”.
A quasi venti cinque anni da La Haine, è ironico che un film , una volta presentato come lo specchio di tutti i mali sociali francesi, sembra ora essere, a posteriori , una pellicola proveniente da un periodo d’oro della Francia
MA
Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani e ad ogni piano ripete per farsi coraggio
Fino a qui, tutto bene
Fino a qui, tutto bene
Fino a qui, tutto bene
Ma il problema non è la caduta
Ma l’atterraggio…
La Haine (L’Odio), 1996