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Geopolitica Europea

Nel Pianeta scatta la Luce Verde. La Turchia invade la Siria

C’è stata molta indignazione e sconcerto nell’opinione pubblica europea per l’attacco turco ai territori siriani abitati da curdi. Un bel segnale, ma il realismo politico vince su tutto perché questa guerra conviene, e pure molto, a tanti.

parte del kurdistan afferente al nord della Siria che la Turchia vuole annettere
In rosso, i territori del kurdistan sotto attacco da parte della Turchia

 

È un teatro dove gli attori possono finalmente misurarsi e contare.

Perché la guerra conviene a Erdogan

Prendiamo il Sultano Erdogan e le sue sconfitte elettorali nelle grandi città turche. L’intervento militare, sostenuto a larghissima maggioranza dalla popolazione, ricompatta il fronte e limita i danni. Le opposizioni hanno le mani legate e nel caso si opponessero, correrebbero il rischio di essere tacciate come filo – curde o anche peggio, anti – nazionaliste.

Perché la guerra conviene all’Europa

Prendiamo l’Europa. I 3 milioni e 600 mila siriani reclusi in Turchia, per mezzo della mazzetta da 5 miliardi elargita da Bruxelles, sono ormai ai ferri corti con Ankara. Non li sopporta più nessuno. Il vitto e l’alloggio non possono essere più garantiti e quale migliore soluzione se non dargli le terre appartenenti agli odiati curdi? I turchi vogliono continuare a viaggiare senza visti nel Vecchio Continente, come promesso dall’accordo sui migranti, quindi replicare l’opzione del buttarli a mare tutti verso le isole greche in direzione Belgrado, Budapest e Vienna con il rischio concreto di perdere ogni benefit non sarebbe proprio una geniale mossa. All’Unione Europea fondamentalmente non frega nulla dei curdi, quindi vai con le bombe!

Perché la guerra conviene a Trump

Prendiamo gli Stati Uniti. God save Erdogan! L’unico, all’interno della NATO,  in grado di tenere testa alla Russia di Putin. Una potenza capace di abbattere un aereo russo e poi stringere la mano a Vladimir appena una settimana dopo. Luce verde per il nostro amico turco alla faccia di Woodroow Wilson, il presidente statunitense che a Versailles, provando a modificare il trattato di Sevres, nel 1920 cercò di dare dignità ai curdi. Wilson, che credeva nell’autodeterminazione dei popoli, ormai trattato alla stregua di un inutile multilateralista groziano!

Perché la guerra conviene ad Assad

Prendiamo Assad. Con l’esacerbarsi di un nuovo conflitto, anche se perderà parte di un territorio già perso, potrà intensificare l’assalto all’ultima provincia ribelle di Idlib e questa volta che si provi il mondo a indignarsi contro i presunti attacchi chimici come avvenne a Ghouta!

Perché la guerra conviene a Puntin

Prendiamo la Russia. I cattivi fino a ieri erano i russi: bombaroli impenitenti al fianco di un dittatore sanguinario. Con lo sdoganamento dell’invasione turca dei territori curdo – siriani anche l’Occidente diventa tritolo contro il Bene.

Perché la guerra conviene ai sunniti

Prendiamo i musulmani sunniti che rantolavano di fronte all’avanzata sciita iraniana: avranno un nuovo scontro per il predominio, legittimato questa volta dalla comunità internazionale e non sostenuto dalle scimitarre dello Stato Islamico.

Perché la guerra conviene all’Iran

Prendiamo l’Iran. Anche Teheran esce rafforzata perché le proteste diffuse in Iraq e sostenute dagli sciiti hanno infiammato l’aria e portato centinaia di morti. Con una persecuzione l’altra etnia irachena, i curdi, potrebbero ricompattare un fronte curdo – sciita da sempre lacerato e scricchiolante.

I curdi in sostanza stanno sulle scatole a tutti. Quando un popolo sta sulle scatole a tutti, in questo malsano mondo, vuol dire che sta resistendo e combattendo giustamente.

W I CURDI!

 

 

 

 

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.