Le cronache da inferno e ritorno si sono oramai impossessate da un decennio della penisola ellenica colpevole di avere una storia millenaria passata in giudicato.
Così, secondo la Banca Mondiale, fare il maledetto business in Grecia è come farlo in Somalia che non è, ricordiamolo, un creditore di Atene.
Il registro delle terre, una delle poche richieste fatte senza contare pecunia dai sicari della
Troika non riesce a prendere corpo dopo 6 anni in cui si è potuto vedere solo litigi di ogni sorta tra padroni decisi a controbattere per ogni metro di lande sperdute e perdute. Il problema è dunque la proprietà privata.
Le dispute commerciali impiegano anni per essere sistemate e risolte. La contesa che si protrae in media per quattro anni scoraggerebbe qualsiasi buontempone a investire in Grecia secondo i banchieri mondiali.
Il costo del lavoro è decisamente l’aggravante che destabilizza di più. La metà dello stipendio va in tasse e in contributi alla fonte. Mentre a Cipro, sponda Grecia, è quasi impercettibile quindi minor costi e maggior profitti.
Sono 380 mila i giovani che hanno lasciato il paese. Un drain – brain del 6% della popolazione tra i 25 e 34 anni che ha esacerbato la sfiducia nel futuro.
La disoccupazione si attesta al 17 percento. Un numero sfortunato che se lo raddoppiamo corrisponde ai senza lavoro in giovane età.
Ma se per il Capitalismo la Grecia è come la Somalia, non è per caso che il problema è Capitalismo?