Sanna Marin, primo ministro finlandese di 34 anni ha dichiarato:
“Credo che le persone si meritino di passare più tempo con le loro famiglie, con quelli a cui vogliono bene e di coltivare i loro hobby e altri aspetti della vita, come la cultura”
Per fare questo propone di lavorare quattro giorni a settimana e la giornata lavorativa di sei ore.
I gruppi di pressione costituiti dai sindacati e dai vari corpi intermedi dei lavoratori avevano paralizzato il paese contro le politiche d’austerity per un’intera settimana nel settembre del 2015 creando un disagio che il paese scandinavo non aveva mai avuto dalla sua indipendenza ottenuta nel dicembre della rivoluzione bolscevica del 1917. Una potenza simile ebbe lo sciopero del 1992 che coinvolse 300.000 persone. Uno sciopero relativamente minore dei lavoratori di Posti (servizi postali) ha deciso le sorti Antti Rinne, dimessosi i primi di dicembre e sostituito da Sanna Marin.
Il vero motore dei cambiamenti sono i due milioni di lavoratori iscritti ai sindacati su una popolazione di circa 5 milioni, ossia la metà della Lombardia, distribuiti in territorio più grande dell’intera Italia; un paese che ha conosciuto l’industrializzazione solo dopo la seconda guerra mondiale ed è entrato nell’Unione europea nel 1995. Il rapido sviluppo ha portato la Finlandia a essere uno dei paesi più ricchi al mondo con un livello di disoccupazione intorno al 7%. Eppure il malcontento crescente e il difficile ritorno ai livelli pre – crisi ha creato un turbolento decennio che potrebbe concludersi con queste promesse.
In Finlandia attualmente si lavora in media per 30 ore a settimana, in linea con la media europea. Secondo gli ultimi dati dell’Ocse, i Paesi europei dove si lavora più ore sono Italia, Grecia ed Estonia. Gli italiani lavorano in media 33 ore alla settimana, 7 ore in più rispetto alla Germania. Al di sopra della media europea si trovano anche Irlanda, Portogallo, Slovacchia, Lettonia, Spagna, Slovenia e Lituania. Ridotti orari di lavoro per l’Olanda (28 ore), il Lussemburgo, l’Austria e la Francia (29 ore).
Dopo questi numeri pensate al lavoro in Italia; alle 5 milioni di partite IVA, ai 3 milioni di precari, agli 11 milioni di pensionati e alle oltre 290 grandi aziende in crisi con 300.000 lavoratori in cassa integrazione.
Secondo voi, quello di Sanna Marin è un modello replicabile?