I titoli spazzatura emessi da Atene erano stati rimessi sul mercato nell’estate del 2018 e la tempesta finanziaria sembrava passata tanto che la capitalizzazione dello stock exchange della capitale ellenica aveva guadagnato il 47% nel 2019: l’incremento più alto al mondo.
Il turismo era in pieno boom, i consumatori erano tornati a spendere e le banche greche stavano riducendo i loro prestiti “non performanti”.
Restava la sfiducia nel capitalismo che su suggerimento della Banca Mondiale equiparava la Grecia alla Somalia nel fare business. Nonostante i cinesi stessero costruendo il nuovo porto del Pireo con un investimento di oltre 650 milioni di dollari e il governo considerasse l’idea di abbassare la tassa sulle aziende dal 27% al 22%.
Il COVID – 19 sarà la tomba di questa nuova fase greca. E’ previsto un calo del PIL tra il 7% e il 18%. Nessun paese dell’Unione Europea oltre Cipro dipende dal turismo come la Grecia. Il settore conta per più della metà della crescita economica del paese nel 2018 e più del 20% del reddito nazionale; nelle isole dell’Egeo arriva al 90% la dipendenza dal turismo.
Il governo di Mitsotakis ha messo in campo 10 miliardi di aiuti, in percentuale del PIL sono più dell’Italia. Ma la guerra con il Capitalismo sembra ribattere i primi colpi d’artiglieria pesante. L’unica consolazione dello Stato ellenico in tutta questa situazione da girone dantesco è la legittimità dei suoi titoli per essere acquistati dalla BCE. Il programma prevede circa 12 miliardi di acquisti entro fine anno.
Il Purgatorio sembrava un miraggio, ma non è ancora ora. Sempre al punto di di partenza: senza colpa in questo inferno.