La revisione dei confini europei è stata quasi sempre accompagnata da guerre. Sull’eccezione recente possiamo contare sul caso virtuoso della Cecoslovacchia che si è divisa senza nemmeno una vittima sul terreno.
Dal divorzio nacquero la Repubblica Ceca e la Slovacchia al termine del collasso del patto di Varsavia. Era il 1992.
Poi il conflitto jugoslavo, di cui noi tutti abbiamo conosciuto le efferate gesta, ha riservato la separazione pacifica solo alla Macedonia, secessionista nel 1992, e al Montenegro, resosi indipendente nel 2006. Sul Kosovo, teatro dell’ultimo conflitto balcanico, ancora si dibatte sull’essere o non essere Stato per il Pianeta: nel 2008 si dichiara unilateralmente indipendente dalla Serbia e il mondo si divide ancora sul riconoscerlo.
Tra i diffidenti c’è la Spagna, insieme ad altri 3 paesi europei con forti minoranze al proprio interno, che, ad oggi, non ha ancora riconosciuto il Kosovo come Stato sovrano. Per loro è sempre una provincia autonoma della Serbia. Un pò come la Catalogna.
Ricordiamo nel panorama guerrafondaio la guerra del 2008 dell’Akbazia e dell’Ossezia del Sud, regioni secessioniste con l’appoggio russo dalla Georgia. Sono attualmente riconosciute indipendenti solo da Mosca; stessa sorte delle repubbliche del Donbass dichiaratesi autonome dopo il caos ucraino del 2014. E perché non nominare la Trasnistria, formalmente regione della Moldavia, ma occupata militarmente dalla Russia che ne legittima il possesso praticamente da sempre. Cito solo l’emblematico caso di Cipro, ancora diviso tra parte greca e turca, quest’ultima riconosciuta solo dalla Turchia.
Le sorti della Catalogna con il pugno duro dei giudici madrileni non lascia scampoli di salvezza. La secessione non ci sarà, altrimenti sarà guerra. È scritto nella storia europea e iberica. Non parliamo di cechi e slovacchi o di sconosciuti paesi come Montenegro o Macedonia che, con tutto il rispetto, in due fanno meno della metà dei catalani. Parliamo di interessi e di onore e della patria che ha dato i natali a Cortez e Pizarro nonché a un certo Francisco Franco.