L’Italia è in Stato di Emergenza dal 31 gennaio del 2020. Al 2015 il governo di Roma aveva adottato questa misura per 23 volte.
L’articolo 4 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite del 1966 regola lo stato di emergenza a livello del diritto internazionale.
In Francia è stato decretato 6 volte; l’ultimo dopo i drammatici attentati terroristici del 2015; in Germania esiste lo Stato di Tensione e quello di Difesa, ma non è stato decretato; in Spagna lo Estado de Alarma lanciato la scorsa settimana dal primo ministro Sanchez, ma esistono anche quelli di Eccezione e di Assedio.
In Grecia con la Costituzione del 1975 esiste lo Stato d’Assedio che sospende tutta una serie di diritti civili e costituzionali.
In alcuni paesi lo Stato d’Emergenza è stato dichiarato per più decenni, come in Egitto dal 1967 al 2012.
La sospensione di alcuni diritti fondamentali che vengono sacrificati nella stretta repressiva dovuta a un pericolo per la sicurezza nazionale, catastrofi naturali o pericoli per la Democrazia, non devono comportare, secondo la convenzione, una discriminazione fondata unicamente sulla razza, sul colore, sul sesso, sulla lingua, sulla religione o sull’origine sociale.
In America Latina, lo Stato di Emergenza viene preso sul serio. Il vago presupposto di dichiararlo in Argentina ha fatto scendere in piazza migliaia di persone in ricordo dello stato d’emergenza dichiarato nel 1976 che ha portato alla dittatura fino al 1983 e ai 30.000 desaparecidos.
In Cile è stato dichiarato per il covid – 19 e le aperture fatte dopo le sommosse dei mesi scorsi sono state sospese a tempo indeterminato.
Lo Stato d’Emergenza chiede di sacrificare qualcosa, ma deve essere qualcosa di eccezionale ben pubblicizzato e temporaneo e non deve favorire ne penalizzare alcuno.
La foto è abbastanza significativa, viene dal Cile