Viktor Orban sembra invincibile a dieci anni dalla sua presa del potere. Lo dimostrano i sondaggi, dove spadroneggia con il suo 55%, e lo dimostra l’economia, con un tasso di crescita del 5%. Però Budapest è caduta; si è liberata dal giogo di Fidesz, il partito di Orban. Gergely Karacsony, un quarantaquattrenne vestito in jeans, giubbotto, e camicia aperta sul collo ha vinto e estromesso i giganti del partito del premier.
Questo colpo di orgoglio è stato possibile grazie al candidato unico proposto dalle frammentate opposizioni. La coalizione Democratica, Momentum, Jobbik, il Partito Socialista e LMP si sono coalizzati esprimendo un solo possibile sindaco: Gergely.
Questa formula ha avuto successo e costretto alla resa anche altere 23 città. Nel 2022 sono previste le nuove elezioni politiche che decideranno il primo ministro. Due anni in cui Orban venderà cara la pelle come a finora fatto.
Ha paura; nel messaggio di fine anno ha iniziato a parlare di istruzione e sanità piuttosto che salmodiare su nemici dentro e fuori i confini ungheresi.
Un segno di debolezza e del timore di logiche che potrebbero diventare avverse considerando l’Ungheria espressione del penultimo paese europeo in fatto di corruzione avanti solo alla Bulgaria.
L’uniche strade percorribili per l’opposizione sono quelle dell’unità, del buon governo di Budapest e di un candidato piccolo, ma ostinato, onesto e furbo.
Un David che metta d’accordo tutti contro Golia per puntare alla maggioranza dei 93 seggi proporzionali per il rinnovo del parlamento. L’oggetto da lanciare nella fionda è legato indissolubilmente alle sorti dell’economia magiara perchè l’essere corrotti o meno non interessa molto se il reddito sale.
L’estromissione dal potere di Fidesz dovrà essere ordita con un colpo secco e deciso con un KO immediato.
Che i David si facciano avanti. Ci sono ancora due anni.